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Immagine del redattoreAlessandro Maggi

Il rossonero è viva speranza e immane gioia silenziosa.

Di Alessandro Maggi San Siro dice 4-2, Stefano Pioli di Carlo Ancelotti vestito serve la più grande vittoria dell’era-Scaroni, la Juventus della fase-2 è denudata e punita, anche per un immeritato doppio tesoro frettolosamente gettato al vento.

Per sognare è tardi? Ripensando al passato, sognare l’Europa è lecito. E attuale. Milan che controlla il gioco, Juventus che vive di intermittenza efficace tra le linee. Primo tempo inevitabile, non tanto per i tagli di Bernardeschi da destra, quanto per le letture verticali di Pjanic e gli inserimenti di Ronaldo senza palla da sinistra. Poi il resto lo fa la fisicità, con le due occasioni di Bonucci su palla da fermo, inframezzate dal bel gioco che produce la parabola di Ronaldo alla mezzora.

Il Milan, come detto, controlla il ritmo, abbassa i ritmi e comanda in mediana, vede la porta con due conclusioni strozzate di Ibrahimovic, e urla al gol in chiusura di primo tempo sempre per il numero 21, in chiara posizione di fuorigioco. Il solito Davide contro Golia, con lo sfavorito senza sasso e fionda. Non a caso, in apertura di ripresa Rabiot fa tutto da solo, e poco dopo Ronaldo sfrutta l’autoscontro tra Kjaer e Romagnoli. Solita storia di questi anni, e invece no. Perché il Milan c’è, la Juventus è un’aristocratica che vive delle rendite di famiglia, e quando Ibrahimovic colpisce su calcio di rigore, i sei minuti un tempo dannati di biancorosso diventano gioia rossonera. Zlatan saluta il pubblico servendo il rimorchio di Kessie, Leao mette a nudo le incertezze di Szczesny, e in venti minuti il San Siro della “fase 2” regala cinque reti e due trame totalmente differenti per un eguale romanzo. Ovvero quello di una Juventus sperduta, senza dialogo difensivo, senza misura. Rugani cerca di nascondere la polvere sotto il tappeto con il colpo di testa che impegna Donnarumma al miracolo al minuto 78, ma il poker rossonero è un soffio che denuda i peccati del progetto-Sarri, con Rebic a capitalizzare un ping pong in area dove il bianconero è birillo.


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