di Fabrizio Perotta
Oggi facciamo rotolare il nostro pallone dei ricordi sino a 30 anni fa, nella primavera che ci avrebbe condotto a Italia 90.
Il Milan a stagione ancora in corso ha già vinto due titolI: la Supercoppa Europea contro il Barcellona e soprattutto la Coppa Intercontinentale a Tokyo, in una partita a scacchi contro i colombiani del Nacional di Medellín.
Proprio per omaggiare lo strapotere dei neo campioni del mondo si parla per la prima volta di “Grande Slam”, espressione mutuata da tennis e golf dove indica la vittoria nei 4 Major principali. Nella trasposizione calcistica per centrare l’obiettivo la squadra rossonera dovrebbe vincere anche le altre tre competizioni a cui partecipa: coppa nazionale, scudetto e Coppa dei Campioni.
In campionato intanto dopo un inizio difficile, a causa del dispendio psicofisico di energie per il prematuro scontro con il Real Madrid (secondo molti una vera e propria finale anticipata), il Milan inanella una serie positiva da record con 15 vittorie e due pareggi.
In questa serie rientra la sfida con l’Atalanta Si gioca in un freddo mercoledì pomeriggio di gennaio, un’anomalia per l’epoca determinata però dalla compressione del calendario in vista degli imminenti mondiali. Arrivo così allo stadio in treno direttamente da scuola a partita iniziata e giusto in tempo per vedere Caniggia portare in vantaggio gli Orobici. Marco Van Basten però è semplicemente inarrestabile e con una tripletta ribalta la partita sciorinando il meglio del suo repertorio.
La dimostrazione di forza dei rossoneri è impressionante, lo scudetto sembra proprio non potere sfuggire e ancor di più dopo lo scontro diretto con il Napoli annichilito con un pirotecnico 3-0 (e il divario sembra ancora più marcato).
La ripresa primaverile della Coppa Campioni evidenzia però oltremodo la difficoltà di gestire il doppio impegno e la fatica inizia a farsi sentire. Il passaporto per la finale di Vienna costa infatti diversi punti in campionato e si arriva a un serrato testa con i partenopei.
Proprio l’Atalanta si rivelerà, suo malgrado, decisiva.
A Bergamo infatti durante l’incontro con il Napoli viene lanciata dagli spalti una monetina che colpisce al capo Il brasiliano Alemao. La ferita è risibile ma il massaggiatore Carmando lo invita a buttarsi per terra e ha così inziio una squallida sceneggiata (come ammetterà anni dopo lo stesso Alemao) che frutterà al Napoli una immeritata vittoria a tavolino.
Una squadra, l’ Atalanta, due vittorie: una con le prodezze di un fuoriclasse, l’altra con una vera e propria truffa.
A nulla servono le immagini televisive che sembrano dimostrare inequivocabilmente l’intento fraudolento del duo Carmando-Alemao. Si dice infatti che il Palazzo per motivi politici voglia lo scudetto a Napoli e Rosario Lo Bello (figlio del famigerato Concetto) completera’ l’opera nella ancora una volta “fatal” Verona.
Anche la finale di Coppa Italia non ci arride con la Juve corsara a Milano nel giorno di inaugurazione del terzo anello (0-1 Golia).
il Grande Slam rimarrà allora solo una creazione giornalistica ma almeno il traguardo più importante non sfugge e a Vienna Franco Baresi alza al cielo la coppa dalle grandi orecchie,
Non c’e però l’atmosfera gioiosa di un anno prima al Camp Nou, è un’esultanza rabbiosa quella al gol di Rijkaard perché le scorie di un campionato scippato così non si possono cancellare facilmente.
Certo, il tris di coppe stagionale entra nella storia ma ugualmente un pizzico di amaro in bocca resta ed è emblematico un enorme striscione che campeggia sugli spalti del Prater:
“NAPOLI VUOI LA FINALE? 800 LIRE TI COSTA IN TOTALE!!!
Comments