C’è poco Crotone nella storia del Milan, facciamo allora rotolare il nostro speciale pallone nel periodo a cavallo del nuovo millennio quando la Reggina era una presenza abituale in serie A.
Il primo incontro va di scena a San Siro: si gioca nel periodo pre natalizio e con il Milan che indossa la maglia celebrativa del centenario. La doppietta di Sheva non basta per vincere mentre negli amaranto brilla la stella di un giovane Pirlo (autore anche di una rete) che di lì a poco sarebbe divenuto un punto fermo del Milan campione d’Europa di Carlo Ancelotti.
I rapporti tra le tifoserie sono improntati a un reciproco rispetto (anche perché non vi sono state occasioni di incontri precedenti) e la trasferta al Granillo non incute pertanto più di tanto timore.
Non la penserà però forse così Adriano Galliani che l’anno successivo si dice sia stato minacciato in tribuna addirittura con delle pistole. Un Milan senza esigenze di classifica stava infatti vincendo contro i padroni di casa, al contrario, disperatamente affamati di punti per giocarsi la salvezza contro il Verona. Inevitabilmente, la partita finisce poi “come doveva finire” e per il racconto di cosa volesse dire giocare a Reggio in quegli anni si può leggere il libro di Tim Parks “Questa pazza fede”, ove si ricorda nei dettagli lo spareggio retrocessione, vinto dagli scaligeri in maniera a dir poco rocambolesca.
Anche la mia unica presenza in terra di Calabria è per una partita sostanzialmente “inutile” dato che il MIlan otto giorni prima vinceva il suo scudetto numero 17 in una gara contro la Roma di Fabio Capello da ricordarsi anche per quanto accaduto sugli spalti. La partita viene infatti più volte sospesa per un fitto lancio di oggetti e bengala proveniente dal settore degli ultras giallorossi, saliti in massa a Milano (all’epoca i tifosi ospiti venivano collocati nella curvetta del primo anello verde, finendo talvolta per occuparlo interamente). Alla fine però il colpo di testa di Sheva è decisivo e il tricolore viene conquistato persino con qualche giornata di anticipo.
Attraversare l’Italia in treno per quasi due giorni di viaggio complessivi potrà sembrare folle ma il ricordo è davvero piacevole. La leggerezza di quei momenti, la goliardia che accompagna questo genere di trasferte dove il risultato non conta nulla, rappresentano in pieno lo spirito ultras.
Presenti per la maglia e per il gruppo.
Un cielo terso e il vento già caldo di maggio fanno da contorno a un incontro dal copione già scritto: Sheva rafforza il suo primato nella classifica dei cannonieri e la Reggina coglie tre preziosi punti.
Mai come stavolta però non può che farla da padrone uno dei miei cori preferiti:
“Ci facciamo i chilometri,
superiamo gli ostacoli,
col Diavolo in fondo al cuor”.
Maggio 2004: REGGIO CALABRIA AWAY!
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