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Immagine del redattoreSimone Fattori Zini

LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL

Aggiornamento: 28 giu 2020


3 punti. Questo è quello che importava ottenere ieri, 5 ottobre, allo stadio Ferraris.

Genoa – Milan è stata una partita brutta, piena di falli (espulsi Calabria e Biraschi per questioni di campo, Saponara, Castillejo e un membro dello staff per squadra dalla panchina, sei ammoniti in totale) e conseguenti interruzioni. Una battaglia,insomma. Senza esclusione di colpi.

Le dichiarazioni di Giampaolo nel post partita, in questo senso, fanno capire che il tecnico di Giulianova avesse intuito quale sarebbe stato il leitmotiv della gara. “Aspetto di vedere giocare meglio questa squadra a calcio quando avrà più leggerezza, ora volevo altre caratteristiche. Bisogna raschiare il fondo del barile sul piano temperamentale”.

Che si sia visto un effettivo cambio di atteggiamento da parte della squadra, è decisamente opinabile. Il primo tempo è marcato Genoa, senza ombra di dubbio. La squadra ligure, soprattutto sugli esterni, controlla il gioco e va più volte vicina al vantaggio. La punizione di Schöne, maldestramente gestita da Reina e finita in rete, è solo un episodio che certifica, alla fine della prima frazione di gara, l’atteggiamento propositivo della squadra allenata da Andreazzoli e quello rinunciatario e spesso impaurito del Milan. 1-0 e pochi spunti positivi. Pochissimi.

Nell’intervallo Giampaolo rimedia ai probabili errori commessi nella composizione della formazione iniziale, sostituendo uno spentissimo Calhanoglu con Paquetá e Piatek, etereo nel primo tempo, rimpiazzato da Leão. Più tecnica e velocità, più estro e freschezza. Elementi che si vedono tutti nelle prime giocate della seconda frazione. Bonaventura conquista un fallo sull’out di sinistra, Paquetá premia la corsa di Hernández che, complice una difesa statica e un Radu sicuramente non irreprensibile, segna la sua prima rete con la maglia rossonera. Successivamente, è uno scambio proprio tra Paquetà e Leao a creare l’occasione che porta al rigore per fallo di mano di Biraschi, segnato da Kessié. 1-2 in 5 minuti, che sarebbero stati 2 se non fosse che l’arbitro Mariani si inceppa per diverso tempo col Var prima di decidere di comminare l’espulsione ai danni del difensore genoano. A questo punto Milan in undici, in vantaggio di un gol. Genoa in 10, sotto di una rete e con il morale sotto gli scarpini, soprattutto dopo aver speso così tante energie nel primo tempo. Come nella partita contro il Torino i rossoneri sono avvantaggiati dal punto di vista psicologico e, se non bastasse, anche da quello numerico. La gestione della partita diventa quindi il punto chiave per portare a casa il risultato. Il problema è che la palla scotta. Eccome se scotta. Nei primi cinque minuti successivi al vantaggio milanista, il Genoa si rende pericolosissimo con due ripartenze. L’equilibrio della squadra è pressoché inesistente, reparti lunghissimi e distanze completamente sbagliate. Il pressing offensivo viene effettuato sempre dopo il primo controllo da parte del giocatore avversario, ma in modo individuale e non corale, il che lo rende particolarmente facile da disinnescare per la retroguardia rossoblu. Dopodiché, ci pensa Calabria a farsi mandare sotto la doccia prima del triplice fischio, in seguito ad un’ingenuità clamorosa. Al minuto ’80, ristabilita la parità numerica. Gli ultimi minuti di partita sono stati una totale sofferenza per i tifosi rossoneri. Il Genoa, complice l’ingresso di Favilli per Pinamonti, aumenta i centimetri in area di rigore e butta diversi palloni nei sedici metri, alla ricerca del colpo utile al pareggio. Da un’incursione di Kouamé e dall’intervento (non falloso) di Reina, ecco l’occasione per la squadra genovese di riportare il match in parità. Rigore. Minuto ’93. Schone contro Reina, reduce dal clamoroso errore sulla punizione proprio del danese. Lo spagnolo para, salva il risultato e riscatta la prestazione. L’esperienza, come dirà poi Giampaolo, porta ad avere la personalità di poter reagire positivamente agli errori. Nei minuti che portano al fischio finale poco da raccontare, fortunatamente per i milanisti.

Finalmente, dopo tre sconfitte consecutive rimediate contro Inter, Torino e Fiorentina, il Milan torna ad ottenere tre punti importantissimi per lavorare al meglio durante la sosta. Eppure, nonostante il salto in classifica che toglie la squadra rossonera dalla zona retrocessione e rinsalda, anche se di poco, la posizione di Giampaolo sulla panchina dei meneghini, il lavoro da fare è ancora tantissimo. Tatticamente, tecnicamente e mentalmente, questa è una squadra fragile. Emblematiche in questo senso le parole di Borini nel pre partita, che definisce la squadra giovane e debole. Anche Bonaventura, alla fine del match, si erge a senatore e traccia la via del lavoro e della leggerezza come soluzione ai problemi. Non sappiamo se la dirigenza deciderà di cambiare guida tecnica nelle prossime ore, nonostante il risultato positivo di Marassi. Quello che ci sentiamo di dire è che sono tanti gli aspetti da migliorare, in un senso o nell’altro. Su tutti i livelli. Speriamo, però, che questi 3 punti possano essere lo stimolo per una svolta. Quella che, comunemente, potrebbe essere chiamata luce in fondo al tunnel.


Simone Fattori Zini

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