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Immagine del redattoreMassimo Volpato

Mark from England

di Massimo Volpato



E’ il 28 ottobre 1984, il Milan è appaiato all’Inter al terzo posto della classifica, non vince la Stracittadina dall’anno della Stella, arriva da due stagioni non consecutive in Serie B e il Presidente-agricoltore Giusy Farina affitta Milanello per banchetti di nozze nel tentativo di far quadrare i conti.


Altobelli prende palla e tenta di far ripartire l’azione nerazzurra ma viene prontamente fermato da un intervento deciso di capitan Baresi che, dopo aver recuperato palla, serve Virdis, il quale, giunto sul fondo, serve a centro area un cross sul quale si avventa Mark Hateley. Lo stacco dell’attaccante inglese è rapido e imperioso, tanto da permettergli di anticipare Collovati, che qualche anno prima accetta il trasferimento all’Inter per evitare la Serie B, e di insaccare alle spalle di Walter Zenga. 2 a 1, ha vinto il Milan!


«A come atrocità, doppia T come terremoto e traggedia, I come ir’ di Dio, L come Laco di sancue, A come adesso vengo e ti spacco le corna!».

Attila, così viene ribattezzato dai tifosi Casciavit, sull' eco del recente successo di Abatantuono. Mark Hateley, classico centravanti britannico, che nell’estate 1984 è arrivato al Milan tra lo scetticismo generale, accompagnato da Ray Wilkins.



Con quel gol nel Derby accende le speranze del Popolo Rossonero che, mentre le altre squadre acquistano Maradona, Platini, Zico, Socrates, si vede recapitare un giovanotto inglese con molta spocchia e ben poca tecnica palla a terra.

«Mi ha sbalordito», affermano Franco Baresi e Mauro Tassotti, mentre Liedholm gongolante si assume i propri meriti: «Ha già imparato molto in fatto di tecnica, anche se può e deve fare ancora meglio. Il risultato, però, è sotto gli occhi di tutti».

Purtroppo è solo una piccola grande illusione, che presto svanisce. Durante Torino-Milan della settimana successiva, Attila s’infortuna gravemente a un ginocchio e, quando rientra, pur continuando a lottare per la squadra, non è più lo stesso. Sempre generoso e battagliero durante i novanta minuti, nei due anni successivi, però, non è più in grado di ripetere le sue progressioni devastanti, né i gol epici come la rete che consegnò quel Derby emozionante al Milan o la segnatura del 2 a 0 alla Lokomotiv Lipsia, in Coppa Uefa, dopo la quale si appese alla traversa.


Attila, grazie a quel 28 Ottobre, alla sua combattività e a quel gesto romantico, fa breccia nel Cuore del popolo rossonero che gli perdona parecchi errori, sia sul campo, sia fuori, come andare a sciare al Sestriere venti giorni dopo l’operazione al menisco, oppure dichiarazioni come: «Una volta a Milanello, Berlusconi ci confessò uno ad uno. Io ero giovane, ma figlio di un calciatore e ne sapevo abbastanza per comprendere che quell’uomo di football capiva poco. Voleva fare l’allenatore, voleva fare tutto. Aveva deciso di sostituirmi con Van Basten e Gullit, così mi mise da parte ma non mi fece nemmeno andare alla Roma».


Dopo tre anni e 17 gol con la maglia del Milan, Mark Hateley, alla penultima giornata di campionato contro il Como, saluta la Curva con uno striscione: «Grazie a tutti. I love You Milan. Mark Hateley», al quale tutto il tifo milanista rispondee con un applauso commovente perché, pur non essendo un grandissimo, Attila, aveva sempre dimostrato attaccamento alla maglia e questo è sufficiente per essere amati e ricordati.


Mark Wayne Hateley sicuramente non è stato il più grande, forse non è stato nemmeno un campione, ma per quel gol e per quella sua irruente generosità si merita di essere ricordato anche dai ragazzini.

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