Il nostro speciale pallone rotola oggi nella metà degli Anni 80, durante la presidenza di Giussi Farina.
È una stagione particolare che non porta trofei in bacheca ma viene comunque ricordata con grande piacere da tutti i tifosi milanisti (personalmente parlando è tra l’altro l’anno del mio primo abbonamento).
Torna in panchina Nils Liedholm, il demiurgo di quella macchina perfetta che si era rivelato il Milan della stella. Arrivano poi il capitano della Roma, Agostino Di Bartolomei, il baronetto Sir Ray Colin Wilkins e Pietro Paolo Virdis, in seguito grande protagonista della storia rossonera. Arriva infine da Portsmouth un centravanti inglese semi sconosciuto che ha il solo pregio di aver segnato una ventina di gol nella serie cadetta di oltremanica: Mark Hateley.
Dopo un precampionato non certo da ricordare, il debutto in Serie A è a dir poco esaltante: assist e gol con l’Udinese, doppietta con la Cremonese e una rete di rara potenza contro i vice campioni d’Europa della Roma. Corre un po’ ingobbito, la tecnica è scolastica ma dimostra uno strapotere fisico impressionante e nel gioco aereo è praticamente imbattibile.
Sciarpa dedicata a Mark Hateley
A fine ottobre si gioca il derby: il Milan non si aggiudica la stracittadina da oltre un lustro, sei lunghi e sfortunati anni con anche due retrocessioni in serie B. In “Attila”, che dopo solo due mesi è diventato l’idolo di San Siro, sono riposte molte delle speranze di vittoria rossonere. I sogni, per una volta, diventano realtà al minuto 63 quando Franco Baresi recupera palla, la passa a VIrdis che crossa al centro area dove Hateley vola in cielo sovrastando il ‘traditore’ Collovati. Il derby finisce 2-1, consacrandolo definitivamente come una stella di prima grandezza nel campionato più bello e difficile del mondo.
I miti raccontano che nell’antichità gli Dei seguissero appassionatamente le vicende umane, assistendo con curiosità e benevolenza alle gesta di quelli che la gente considerava eroi. Quando però qualcuno si avvicinava troppo all’Olimpo veniva immediatamente ridimensionato. La letteratura greca dell’epoca sviluppo’ al riguardo il concetto di “ubris”.
Il Dio del Calcio negli Anni 80 è non meno capriccioso e, solo sette giorni dopo il derby, lo dimostra in tutta la sua perfidia. Al Comunale di Torino, dopo uno dei suoi imperiosi stacchi di testa, Mark ricade pesantemente a terra e il menisco cede. Quando il Dott. Monti indica il cambio, un senso di incredulità mista a costernazione pervade la curva Filadelfia gremita all’inverosimile di tifosi milanisti accorsi da ogni dove. Il contraccolpo sulla squadra e’ parimenti devastante e porta a un’ineluttabile sconfitta contro i Granata.
L’infortunio al Comunale di Torino
Seguono poi tre partite senza segnare un gol (Avellino, Sampdoria e Verona) come una sorta di maledizione sino al suo tanto atteso ritorno contro l’Atalanta.
Fa freddo a San Siro, avvolto da una nebbiolina tipicamente inglese, e gli ultras bergamaschi si esibiscono in una delle più spettacolari torciate a cui abbia assistito in quasi quaranta anni di stadio. La Curva rossonera intanto lo celebra con uno striscione carico d’amore:
“Oggi un angelo ritorna a volare, noi con lui
La fiaba continua”
Striscione per il ritorno di Attila
Inizia l’incontro, purtroppo non fiabesco come auspicato, con Sonetti che piazza in un’asfissiante marcatura a uomo sull’inglese Carmine Gentile. Il difensore orobico è solo omonimo del ben più famoso Claudio ma altrettanto rude. La presenza di Hateley rigenera immediatamente la squadra rossonera che disputa un ottimo primo tempo, segnando due gol con Battistini e VIrdis (proprio su una sua sponda di testa). Nella ripresa però un evidente calo fisico del Milan rende l’Atalanta sempre più intraprendente fino a dimezzare le distanze con lo svedese Stromberg. Tutti si aspettano ora una rete di Attila ma nonostante il grande impegno sembra svanita quella magia che accompagnava le sue giocate di inizio stagione. Stremato, lascia poi il campo a cinque minuti dalla fine e il Dio del Calcio si diverte a colpire nuovamente. Proprio Carmine Gentile, al suo primo e unico gol in Serie A, con un tiro non irresistibile batte infatti Terraneo per il beffardo pareggio definitivo.
È l’Atalanta dunque a segnare l’inconsapevole inizio di quel processo di “normalizzazione” che porterà Hateley a segnare solo due gol nella seconda parte dell’annata. Lo stesso accade nella stagione successiva, terminata ancora senza raggiungere la doppia cifra. Il Milan olandese, all’orizzonte già agli albori dell’era Berlusconi, segnerà quindi la fine della sua avventura rossonera, dopo tre anni obiettivamente in chiaro scuro.
Attila, però, per i tifosi milanisti di quegli anni un calciatore “normale” non lo sarà mai.
Ci sono infatti momenti che valgono una vita: Il Dio del Calcio, l’Atalanta e il Carneade Carmine Gentile non possono certo cancellare quell’iconico gol, immortalato in poster, quadri e, a distanza di oltre 20 anni, da una maestosa coreografia della Curva Sud.
In quel volo verso il cielo infatti, l’umano eroe è diventato, anche se per un solo istante, Dio e come ogni religione insegna gli Dei sono e saranno sempre immortali.
Mark Hateley - Stadio San Siro 28 ottobre 1984.
Opera del pittore Cerri
Coreografia Curva Sud - 31 gennaio 2016
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