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MILAN-BOLOGNA 1978-79

di Fabrizio Perotta


Soprattutto per i meno giovani, Milan Bologna vuole dire una sola cosa: “la stella”.

Gli Anni 70 per i colori rossoneri sono stati un decennio molto controverso. Una decade ricca di disavventure, scudetti sfumati nel finale dopo campionati condotti al vertice e la madre di tutte le delusioni, la “fatal Verona”, che diventerà paradigma delle sconfitte milaniste. Stagioni caratterizzate da violente polemiche per i numerosi episodi arbitrali sfavorevoli con Gianni Rivera che inizio’ coraggiose crociate contro il “Palazzo” mai così “bianconero”. Concetto Lo Bello di Siracusa fu spesso il braccio armato di quel potere che si poteva combattere ma difficilmente sconfiggere.

Anche l’inopinata sconfitta in riva all’Adige fu figlia del nostro scarso potere politico.

Tre giorni prima il Milan combatteva infatti una vera e propria  battaglia contro il Leeds sotto la pioggia battente di Salonicco. Una saetta di Chiarugi su punizione in apertura e poi praticamente 90 minuti di assedio inglese ma grazie alle parate di Willem Vecchi e a molta fortuna si riuscì  a portare la Coppa delle Coppe in Italia. Era palese che la squadra fosse sulle gambe ma ancor più svuotata mentalmente dopo una partita del genere e una stagione tanto logorante. Un rinvio anche solo di un giorno sarebbe stato prezioso ma l’opposizione della Juve si rivelò un ostacolò insormontabile.

Preferisco non parlare oltre di quella giornata limitandomi a ricordare che il sorpasso juventino avvenne dopo una quanto mai discutibile vittoria a Roma con gol di Cuccureddu nel finale.

Gi anni successivi furono ricchi di pochi alti (“Maldera-Braglia, la Coppa ItaGlia”, l’iconico coro che all’epoca ricordava la vittoria in finale contro l’Inter) e molti bassi tra cui anche una sofferta salvezza nel 1977 dopo una partita thrilling contro il Catanzaro.

Si arriva così all’inizio della stagione 1978-79 con uno scudetto che manca dal 1968  e con la maledizione della stella (effige sulla maglia che commemora i 10 scudetti di una squadra - ndr-) sempre più concreta.


Il libro dello scrittore Sergio Taccone dedicato al Milan della stella

La squadra sembra presentare evidenti lacune tecniche, in particolar modo in attacco dove si avverte chiamramente la mancanza di un terminale offensivo, stante la presenza del solo Chiodi. Non si parte dunque con grandi ambizioni, le due squadre di Torino sembrano poi nettamente superiori.

Il Barone Liedholm compie invece un autentico capolavoro creando una perfetta alchimia tra giovani (su tutti il “Piscinin” Baresi) e vecchi (Rivera-Bigon), inseriti in sistema di gioco simile al calcio totale dell'Olanda di Crujiff. Tutti attaccano e tutti difendono: il centravanti che agevola gli inserimenti da dietro e  Aldo Maldera, un terzino sinistro capace di segnare 9 gol (un autentico record).

E’ un calcio inusuale per lo scenario italiano.

Non mancano certo momenti difficili come la solita sconfitta in casa della Juve o il derby di ritorno, ma forse è proprio nella stracittadina che il Milan inizia a cucirsi addosso un pezzo di scudetto grazie alla doppietta in rimonta dell’Avvocato De Vecchi (2-2 il finale dopo anche un rigore parato da Albertosi).

Sicuramente l’evento più traumatico avviene a febbraio quando muore a soli 66 anni Nereo Rocco, direttore tecnico ma soprattutto una leggenda del Milan.


Il Paron in panchina

La scomparsa del Paron compatta, se possibile, ancor di più l’ambiente. Dopo un roboante 3-0 in casa dei granata la vigilia di Pasqua si arriva al 6 maggio, quando un punto con il Bologna vorrebbe dire scudetto.

Il popolo rossonero gremisce San Siro come non mai, almeno dieci mila persone in più di quanto consentito (il secondo anello è in fase di ristrutturazione). Tocca quindi a Rivera con un microfono al centro del campo fare un accorato appello: ”Se non sgombrate perdiamo la partita”.


Lentamente la grande ammucchiata inizia a disperdersi, vuoi per le parole del grande Gianni vuoi per per l’intervento dei ragazzi della curva che con “argomenti” altrettanto convincenti riescono a far pigiare la gente sulla parte superiore dell’anello.


Gianni Rivera

La partita è una non partita. La gente e le squadre non aspettano altro che il novantesimo prima di abbandonarsi alle più sfrenate celebrazioni.

La stella tanto attesa può finalmente campeggiare sulle migliaia di bandiere rossonere sventolanti.

La tanto agognata stella

Tutto questo nell’ottantesimo anno della storia del Milan e con una dedica scontata:

al Paron Nereo Rocco (1912-1979).

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