di Fabrizio Perotta
Per il debutto rossonero in campionato facciamo rotolare il nostro speciale pallone al maggio del 1991, in una crepuscolare partita del ciclo di Arrigo Sacchi al Milan.
E’ una stagione particolare quella successiva al mondiale di Italia 90, rivelatosi assai sfortunato per tutti i giocatori rossoneri. Alla grande delusione dei reduci azzurri, fermati a un passo dalla finale dall’Argentina di Maradona, si aggiunge infatti il disastro olandese. Frank Rijkaard sottoposto alla gogna mediatica per l’effettivamente ignominioso sputo al tedesco Voeller e Van Basten che, da stella annunciata della manifestazione e capocannoniere designato, non riesce a segnare nemmeno una rete.
Proprio Marco Van Basten, nel bene e nel male, assurgerà a simbolo di questa stagione milanista.
Fin dall’inizio il suo rendimento e’ insolitamente sotto tono e radio spogliatoio inizia a parlare apertamente di dissapori con Mister Sacchi. Non aiuta certo a rasserenare l’ambiente la gomitata a Plovie nell’ostica trasferta di Bruges (sofferta qualificazione guadagnata grazie a un eurogol di Angelo Carbone) che gli costa l’espulsione e ben 4 giornate di squalifica.
Dopo aver sciorinato tutto il meglio del suo repertorio a Tokyo contro l’Olimpia di Asuncion lo scontro diventa pubblico con Marco che di fatto si autoesclude dalla trasferta di Parma. Sacchi diplomaticamente parla di un semplice appannamento psicofisico ma la doppietta di Melli e la sconfitta al Tardini segnano l’inizio della fine.
In poche settimane il Milan perde infatti contatto dalla Sampdoria capolista e abbandona l’Europa nella triste notte dei lampioni del Velodrome di Marsiglia.
Van Basten, a parte il gol decisivo nel derby di ritorno, sembra la brutta copia del campione che tutti conoscono.
I bene informati sostengono che Sacchi in una cena ad Arcore abbia chiesto espressamente la cessione del Cigno di Utrecht come condizione per rimanere sulla panchina rossonera. Con l’ingente somma che si sarebbe ricavata, avrebbe dovuto essere ingaggiato Tomas Skuhravi, centravanti del Genoa dei miracoli di Osvaldo Bagnoli oltre ad altri nuovi giovani giocatori funzionali al suo schema di gioco.
L’episodio, senza scendere nei dettagli, è indirettamente confermato anche nell’autobiografia di Marco, recentemente pubblicata (“Fragile”), dove denuncia, con un livore forse eccessivo, il malcontento di buona parte della squadra per gli ossessivi metodi lavorativi dell’allenatore.
Proprio la sfida con i Felsinei mostra quello che avrebbe potuto essere e non è stato.
Il Milan maramaldeggia su un Bologna, a dire il vero già retrocesso, vincendo addirittura per 6-0.
L’olandese segna tre gol ma il pubblico rimane tiepido nei suoi riguardi. L’amore per Arrigo e’ grande e dagli spalti si leva il coro
“Noi che tifiamo il Milan abbiamo un sogno nel cuore, Arrigo allenatore”
Compaiono anche diversi striscioni a favore della riconferma di Sacchi nella speranza di un ancora possibile riappacificazione.
Il calcio però talvolta sa essere spietato e l’auspicato lieto fine non ci sarà con Berlusconi che non se la sente di cedere l’olandese al Barcellona del suo mentore Johan Crujiff.
Quella con il Bologna sarà dunque l’ultima vittoria del duo che tante gioie ha regalato ai tifosi rossoneri.
Quattordici giorni più tardi, nella sfida contro il Parma, per la prima e unica volta, Van Basten viene addirittura fischiato da una parte dello stadio dopo un goffo errore sotto porta.
Termina così, con un forzato bacio in mezzo al campo, il ciclo del Milan di Sacchi e degli Olandesi, una delle squadre più forti di tutti i tempi.
A distanza di più di 30 anni, memorabile rimane il titolo del quotidiano francese L’Equipe che, dopo la finale di Barcellona contro la Steaua, scrisse:
“Dopo avere visto questo Milan, il calcio non sarà più lo stesso”.
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