Luglio 1987, al Palatrussardi si raduna il Milan.
Il mio abbonamento per la stagione 1987-88
Dopo una stagione di apprendistato (definizione di Silvio Berlusconi) si punta a vincere e la campagna acquisti è di prim’ordine. Arriva dalla capitale Carlo Ancelotti ma soprattutto San Siro si colora d’arancione per il duo olandese Gullit e Van Basten.
Suscita poi grande attesa il nuovo allenatore, prelevato da quel Parma che l’anno precedente aveva eliminato i Rossoneri dalla Coppa Italia, mostrando altresì un gioco particolarmente innovativo.
Arrigo Sacchi da Fusignano, profeta di un calcio totale, ispiratosi alla nazionale olandese degli Anni 70 e agli schemi dell’Ajax di Stefan Kovacs. La maniacalita’ nell’esecuzione dei movimenti e un pressing esasperato sono invece il ‘quid novi’ della filosofia sacchiana.
La critica esprime molto perplessità, con quel pregiudizio che spesso si ha nei confronti di tutto ciò che non si conosce. E’ in particolare il decano dei giornalisti milanesi, Gianni Brera, a ergersi paladino del difensivismo all’italiana e ad attaccare con i suoi virtuosismi lessicali l’iconoclasta Arrigo.
Il trionfale esordio di Pisa sembra avvalorare le scelte societarie ma, già alla seconda giornata, matura una drammatica sconfitta casalinga contro la Fiorentina di Roberto Baggio. Giochiamo un calcio travolgente per 60 minuti salvo poi venire infilati due volte in contropiede. I dubbi si fanno allora sempre più insistenti e sono in molti a sostenere che Sacchi non “mangerà il panettone”.
Che abbia davvero ragione l’illustre Gionn Brera fu Carlo?
Inizia un periodo molto difficile: eliminazione in coppa UEFA a opera dell’Espanol e Van Basten che finisce sotto i ferri. Il vento inizia a cambiare nela trasferta di Verona, mentre tutta la stampa chiede la testa di Sacchi. In un campo tradizionalmente ostico, finisce invece 1-0 (Virdis) dopo una partita spettacolare e un Gullit devastante.
Seguono buone partite ma la rincorsa al Napoli capolista subisce una pesantissima battuta d’arresto contro la Roma. Lo sconsiderato lancio di un petardo colpisce infatti Tancredi e lo 0-2 a tavolino è inevitabile. Il Milan ha però la forza di rialzarsi ancora una volta, aggiudicandosi un delicato derby grazie alla clamorosa autorete di Ferri, poi goliardicamente immortalata nei tanti biglietti d’auguri natalizi del periodo.
Il 1988 si apre intanto proprio con la sfida contro i Partenopei. A cinque punti di distanza è una partita da ultima spiaggia.
Maradona passa le vacanze in Argentina a pescare dorados e mentre sotto il Vesuvio si mangia il capitone, a Milanello, Sacchi prepara l’incontro della svolta. La svolta della sua carriera, la svolta per il Milan.
San Siro è gremito in ogni ordine di posto quando Gullit alza al cielo il pallone d’oro.
Dopo tante parole, finalmente si gioca.
Una suggestiva immagine di Ruud Gullit durante la sfida contro il Napoli
Qualche minuto di studio e Dieguito fa una magia. Millimetrico lancio per
Careca che stoppa con sopraffina tecnica brasiliana e in pallonetto supera Galli. Potrebbe essere il gol dello scudetto.
È invece proprio questo il momento in cui nasce la squadra dopo la quale “ il calcio non sarà più lo stesso” (L”Equipe” 24 maggio 1989 - a commento della Finale di Coppa dei Campioni a Barcellona).
Ruud imperversa sulla fascia, annichilendo Ciro Ferrara, e, dopo un errore di Virdis, Colombo segna il gol del pareggio. Angelo Colombo, un’onesta carriera nel calcio di provincia e ora assurto a elemento indispensabile per i sofisticati automatismi del gioco di Sacchi.
Il Milan attacca a ondate travolgendo la difesa azzurra, con Garella chiamato a diversi miracoli sino a quando, poco prima dell’intervallo,VIrdis finalmente raddoppia.
Al rientro delle squadre negli spogliatoi gli applausi sono scroscianti. Vi è solo il timore di avere concretizzato poco e aleggia minacciosa una regola non scritta del calcio: ”gol sbagliato, gol subìto”.
Questo Milan però è più forte di tutto e tutti e continua ad attaccare senza soluzione di continuità. Una marea rossonera che travolge ogni ostacolo.
Palla filtrante di Ancelotti per Gullit che salta Il portiere avversario e deposita la palla in rete. È l’apoteosi.
Guerin Sportivo che commemora così l’incontro in pieno periodo natalizio
Donadoni segna poi il 4-1 e, quando l’Olandese viene sostituito, San siro tributa una standing ovation al suo nuovo idolo. Sarà lui, con il Capitano Franco Baresi, il simbolo della rincorsa al Napoli e principale artefice di quel sorpasso che si concretizzerà finalmente il 1 maggio al San Paolo, in casa dei Campioni d’Italia in carica.
Nasce così una squadra destinata a essere ricordata insieme al grande Real, all’Ajax di Crujiff e al Brasile del 1970 come una delle più forti di tutti i tempi. Nasce al cospetto di Diego Armando Maradona, forse il più grande calciatore della storia. Il Dio del Calcio non avrebbe potuto fare diversamente ....
Dinanzi a Diego Armando Maradona nasce il Milan degli Immortali
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