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Immagine del redattorefabrizio.perotta

MILAN-PARMA 1997-98

di Fabrizio Perotta


Il nostro speciale pallone rotola in oggi in un incontro particolare, una “non partita” che si disputa contro il Parma nel maggio del 1998.

È la più feroce contestazione a cui abbia assistito in quasi 40 anni di stadio e mi piace ricordarla ora con il Milan in testa alla classifica, proprio per la bene augurante ricorrenza. Dalle ceneri di quel giorno nasce infatti la nostra più inaspettata vittoria dell’epoca recente (almeno sino a ora .........): lo scudetto di Alberto Zaccheroni.

La stagione 1997-98 si apre tra il grande entusiasmo generale dopo la disastrosa annata precedente, con una kermesse di presentazione al Forum di Assago, condotta da Natalia Estrada e Claudio Lippi. Nell’occasione viene anche ritirata pubblicamente la maglia numero 6 del Capitano, che lascia il calcio giocato dopo più di 20 anni in rossonero.


Il ritiro della maglia del Capitano


Torna in panchina con tutti gli onori possibili Fabio Capello, reduce dalla vittoriosa parentesi madrilena, insieme a molte facce nuove tra cui spiccano Patrick Kluivert (il nuovo Van Basten, dicono), Ziege dal Bayern Monaco, il brasiliano Cruz e il pittoresco Ibraim Ba.

Don Fabio pretende, e ottiene, pieni poteri ma i risultati sono pessimi e la sconfitta in finale di Coppa Italia contro la Lazio fa svanire l’unica possibilità di riscatto. Solo tre giorni dopo, una nuova trasferta a Roma (questa volta sponda giallorossa) finisce con un umiliante 5-0 ed è la scintilla che fa esplodere la polveriera.


Là S all’Olimpico contro la Roma


Non si contestano le mancate vittorie quanto un atteggiamento inaccettabile dei giocatori, dimostratasi in più occasioni indegni d’indossare la gloriosa maglia rossonera.

Questo il pensiero di un leader di Fossa intervistato (senza farsi vedere in volto) alla Domenica Sportiva:

”Ce l’abbiamo con chiunque, per il semplice motivo che tutti hanno la loro parte di responsabilita’, di sicuro la società perché ha dimostrato di essere inadeguata a gestire i momenti di difficolta’. E i giocatori? Ci sono delle soglie minime di dignità sotto le quali non è consentito andare per giocatori pluridecorati, plurimiliardari, pluritutto”.

Gli ultras organizzano un sit in di fronte alla rampa che conduce al garage sotterraneo con lo scopo dichiarato di non fare entrare il pullman. Il solo Silvano Ramaccioni cerca una difficile mediazione proprio mentre arriva lo sparuto gruppo di tifosi parmensi, scandenti cori contro il Milan. La reazione è istintiva ma questo fortunato diversivo, più che le parole del pur stimato team manager, consente alla squadra di accedere allo stadio.

Lo scenario sugli spalti è impressionante, non solo la Curva ma tutti i tifosi sono letteralmente inviperiti e ovunque si rinvengono striscioni di scherno e dileggio.

L’incontro si gioca pro forma eppure il Parma, quasi inconsapevolmente, passa in vantaggio. Un momento significativo si verifica verso la fine del primo tempo quando l’intero stadio volta le spalle al campo come a significare il definitivo distacco dai calciatori. Il successivo pareggio di Weah viene accolto da una sonora salva di fischi. In Curva si espone intanto l’effige di Franco Baresi che quest’anno più che mai sarebbe servito a cercare di compattare uno spogliatoio disgregato tra invidie e personalismi.

Franco Baresi, c’è solo un Franco Baresi


Mentre la partita, e per fortuna anche questa disgraziata stagione, volge al termine si arriva al climax: una miriade di uova e fumogeni colorati viene lanciata in campo mentre nella Sud, lentamente svuotatasi, campeggia un gigantesco striscione:

“ E ora rimanete soli con la vostra vergogna”


This is the end

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