di Fabrizio Perotta
C’è molta Sampdoria negli Anni 80 e 90 della storia rossonera, anni in cui, come dicono i più puri fra i nostalgici, il calcio era una cosa seria.
La finale di Coppa Italia dopo l’inferno della Serie B, il sasso che sfonda la panchina del Barone Liedholm, segnando la fine di un’era, o lo spareggio UEFA al Comunale di Torino.
Tante storie, poi, di campioni sull’asse Milano-Genova. Dai trasferimenti saltati a un passo della conclusione (Gianluca Vialli) al romanzo calcistico che porta Ruud Gullit nella città della Lanterna.
A cavallo dei due decenni, sotto la presidenza Mantovani, arriva per i blucerchiati anche uno storico scudetto targato Vialli e Mancini, dopo già avere acquisito una dimensione europea con la vittoria in Coppa delle Coppe. Per finire, è sempre la Samp la nostra avversaria in una Supercoppa Europea tutta italiana e vinta con i gol di Gullit e Rijkaard.
Dopo queste premesse risulta quindi oltremodo sorprendente trovare la squadra genovese nei bassifondi della classifica, considerando anche la forza di un organico comunque rispettabile. Se la vittoria per il Milan di Zac vorrebbe dire continuare a sognare il sorpasso sulla Lazio, ai liguri una sconfitta porterebbe invece in dote quasi certamente la retrocessione in Serie B.
Vita e morte, l’ossimoro crudele dello sport.
La Sud ribolle di un entusiasmo antico e la sua grande anima casciavit trova espressione in uno striscione lungo 50 metri
“LOTTIAMO INSIEME PER REALIZZARE UN SOGNO”
Le 300 bandiere rossonere che sventolano in Curva regalano poi un effetto cromatico particolarmente suggestivo.
Folclore in Curva Sud
Inizia l’incontro e la Samp dimostra subito la sua pericolosità colpendo un palo con Montella. Un euro gol di Ambrosini poco dopo sembra il prodromo di una facile vittoria ma il contemporaneo vantaggio della Lazio a Udine finisce per avere effetti devastanti sulla psiche dei rossoneri.La Sampdoria è infatti padrona del campo costringendo più volte Abbiati a salvare il risultato. Proprio sul finale del primo tempo, un‘ingenuità di Lasissi costa il cartellino rosso al difensore ivoriano ma anche in inferiorità numerica Montella riesce a segnare il gol del pareggio.
Per quegli strani meccanismi che la psicanalisi si sforza da sempre di studiare, dopo la rete dell’Aeroplanino, finalmente il Milan torna a macinare gioco. Entra dalla panchina Leonardo, al posto di uno stremato Boban, e al minuto 79 disegna su punizione la parabola vincente per la rete del 2-1.
Un errore in contropiede, quasi comico, di Ibraim Ba fa quindi da ouverture ai dieci minuti (recupero compreso) più folli del campionato.
Franceschetti riequilibra nuovamente il punteggio, Ganz manda alto di testa e poi l’azione da sliding door dell’annata. Con il Milan tutto proteso all’attacco, la Samp si presenta con Cate’ davanti ad Abbiati e Montella completamente libero a centro area. Potrebbe essere il gol della salvezza per la Samp e dello scudetto laziale. Il Brasiliano però preferisce tirare direttamente, facendosi parare la conclusione dal portiere rossonero. Sul rovesciamento di fronte la palla finisce intanto in calcio d’angolo.
È il minuto 95, l’ultimo assalto.
Tutti gli schemi sono saltati al punto che il corner viene battuto goffamente da Ambrosini, uno dei nostri migliori colpitori di testa. La palla spiove nel mucchio, mezza rovesciata di Ganz e, dopo avere sbattuto sul braccio di un difensore, entra beffardamente in porta.
È l’incredibile gol della vittoria.
Il gol di Ganz
Quello che succede in Curva richiederebbe la prosa di scrittori ben più capaci del sottoscritto. Semplicemente il finimondo.
Il Milan è vivo, ancora vivo.
Si festeggia a lungo, come nelle occasioni più importanti, già pensando a quella che sarà l’oceanica trasferta in casa della Juve.
Questa è Milan-Sampdoria 1998-99: il sogno continua.
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