di Fabrizio Perotta
Gennaio 1984: a San Siro è di scena l’Udinese di Zico, non solo una partita bensì il paradigma di quello che avrebbe potuto essere e non è stato.
Occorre risalire a qualche anno prima quando Il Milan, pur senza troppo entusiasmare, torna in serie A dopo la vicenda del calcio-scommesse. Servono acquisti importanti per ridare entusiasmo a un ambiente particolarmente dimesso così Gianni Rivera parte per il Brasile dichiarandosi certo di portare Zico a Milano.
Arthur Antunes Coimbra detto Zico è l’indiscussa stella del Flamengo, considerato in patria l’erede di Pelé.
L’intera operazione in realtà è poco più di un bluff mediatico perché nella valigia del buon Gianni non ci sono molti cruzeiros, anzi non ve ne sono affatto. La volontà del giocatore di venire in Italia non è sufficiente e l’affare, come ovvio che sia, non si perfeziona. Emblematico Gualtiero Zanetti sul Guerin Sportivo dove scrive che il Milan avrebbe voluto acquistare uno dei più forti giocatori del mondo pagandolo “un piatto di lenticchie e un mazzo di cicoria”.
Dopo il rifiuto del belga Ceulemans, si dice in seguito all’opposizione della madre, arriva allora in rossonero lo scozzese Joe Jordan. Lo “Squalo’, logoro, dopo anni di battaglie nelle aree di oltremanica, entrerà nel cuore di tifosi ma nulla potrà nella stagione più disgraziata della storia rossonera che porta il Diavolo nuovamente in B.
Questa volta è un Milan giovane e fresco a tornare nella massima serie, dopo una vera e propria cavalcata trionfale. La macchina perfetta guidata da Ilario Castagner viene però smembrata dal calciomercato con il ritorno all’Inter dei giocatori in prestito (Canutì, Pasinato e Serena).
All’epoca gli stranieri tesserabili erano solo due e da loro ci si aspettava che facessero davvero la differenza.
Il primo acquisto è Eric Gerets, forte terzino di nazionalità belga ma che per “problemi personali” non terminerà la stagione in rossonero. Arriva poi in attacco Luther Blisset, centravanti inglese di origine giamaicana, assurto negli anni allo status di figura mitologica, non solo in campo calcistico.
Luther Blisset sotto l’Arco della Pace
Spesso goffo sotto porta, si rende protagonista di errori clamorosi. Nel derby di andata un “piattone” fuori a porta vuota diventa l’icona del suo fallimento e la costernazione di Castagner, ripresa da una telecamera indiscreta, enfatizza ancor di più l’errore.
A dire il vero Lutero (il bombardiere nero, come recitava un coro della Curva) sarà autore di 5 gol, alcuni pregevoli assist e protagonista di un finale in crescendo, tanto che a un certo punto si parla di una possibile riconferma. Nell’immaginario collettivo rimangono tuttavia solo i suoi gol sbagliati che fanno di lui “il bidone” per eccellenza.
Negli anni 90 Luther Blisset diventerà addirittura uno pseudonimo collettivo utilizzato da scrittori, artisti, riviste underground a dimostrazione della valenza trasversale che la sua figura fini’ per avere. I motivi, a chi scrive, restano francamente oscuri.
Pseudonimo collettivo “Luther Blisset”
Zico intanto sbarca in Italia ma con la maglia bianconera dell’Udinese, grazie ai milioni della Zanussi del patron Mazza. È oggi sua prima volta nella Scala del calcio, praticamente esaurita, nonostante la fredda giornata invernale.
Il Galinho pareggia in mischia il gol del vantaggio segnato da Franco Baresi.dal dischetto. È poi Vinicio Verza, talento dalla classe purissima che avrebbe meritato maggiori riconoscimenti in carriera, a portare nuovamente in vantaggio il Milan. La partita è avvincente con continui capovolgimenti di fronte ma il Fato non sembra arriderci quando Oscar Damiani colpisce due pali con un solo tiro. È proprio Blisset invece a segnare rocambolescamente il terzo gol, letteralmente schiantandosi sul palo.
A sei minuti dalla fine una magia ammutolisce San siro.
Lancio di Causio “sporcato” da Baresi di mano ma il Pelé bianco si leva in aria e con una spettacolare rovesciata trafigge Piotti. Un’opera d’arte calcistica di tal genere non può bastare a se stessa e la successiva rete di Causio ha in se’ il crisma dell’ineluttabilità.
La rovesciata da poster del Galinho
Finisce così 3-3: per i rossoneri un pareggio beffardo con il sapore della sconfitta. Una sconfitta che ha i suoi prodromi in quella lontana estate del 1981 quando la storia del Milan poteva cambiare.
Arthur Antunes Coimbra, detto Zico: quello che avrebbe potuto essere...
Athutunes COIMBRA
La mia prima partita vista a San Siro, non ancora decenne col nonno nel parterre (adesso settore rosso) ❤️🖤
[Davide Milano FB]