di Fabrizio Perotta
Sì chiude al Prater di Vienna, con lo sguardo perso nel vuoto di Simone, la stagione più difficile negli ultimi anni della storia rossonera.
Dopo tre scudetti consecutivi, il cammino in campionato è quanto mai zoppicante e la sconfitta in Giappone contro i modesti argentini del Velez Sarsfield semplicemente inaccettabile. Savicevic ci conduce in finale di Champions ma un fastidio muscolare gli impedisce di essere presente nella partita più importante. L’Ajax ci sconfigge ancora una volta (la terza in tre incontri), dimostrando di meritare il titolo.
Anche a livello di curva è un’annata da dimenticare dato che dopo i fatti di Genova si decide di sospendere la partecipazione alle trasferte italiane.
Per tornare a vincere si impone allora una campagna acquisti di grande livello e ancora una volta la società Milan dimostra tutta la sua forza con gli arrivi di Roberto Baggio e George Weah, cercando così di sostituire il pur inarrivabile Marco Van Basten. È proprio il suo addio al calcio, in giacchetta di renna prima del trofeo Luigi Berlusconi, ad aprire la stagione 1995-96 con lo scudetto obiettivo primario.
Il saluto di Marco Van Basten
La trasferta di Roma è in programma alla terza giornata, appuntamento a cui le due squadre arrivano in una situazione diametralmente opposta. Il Milan scende nella capitale a punteggio pieno mentre i Giallorossi sono reduci da un pareggio in quel di Genova (sponda Samp) e da una inopinata sconfitta casalinga contro l’Atalanta del giovane e rampante Bobo Vieri.
E’ la prima trasferta “seria” dopo la vicenda Spagnolo.
Biglietto stadio
Ci aspettiamo un’accoglienza particolare, considerando anche i pessimi rapporti con i romanisti, in realtà il viaggio si rivela stranamente tranquillo, quasi stereotipato.
Arrivo in treno a Tiburtina, autobus sino allo stadio, rituale e sporadico lancio di sassi ma nulla di più. Quasi paradossale lo striscione esposto dal CUCS: “Solo lame, solo infami”, degno corollario del raduno ultras tenutosi a Genova pochi mesi prima. Agli occhi dell’opinione pubblica, trasposizione del film cult “I Guerrieri della notte”, in realtà solo un fulgido esempio di italica ipocrisia.
Fanno poi sorridere un centinaio di stendardi con la scritta “Daje Carlè“, a sostenere Mazzone, navigato tecnico giallorosso ed espressione, anche un po’ caricaturale, della più popolana romanità. “Mr magara”, come lo chiamano i suoi detrattori, è in realtà anche un allenatore tatticamente preparato, sebbene la sua dote migliore sia da sempre quella di creare un rapporto empatico con i giocatori.
Stadio Olimpico: settore ospiti
L’inizio romanista è veemente e il gol del 1-0 la logica conseguenza. Una maligna punizione di Balbo diviene infatti imparabile grazie a una furbesca finta di Daniel Fonseca.
Passano i minuti e Milan lentamente inizia a macinare gioco, con Albertini e Desailly padroni del centrocampo. Cervone si deve superare più volte per poi però capitolare in seguito a un precisissimo destro di Weah. L’assist è del Genio Savicevic, quanto mai ispirato.
La ripresa e’ tutto sommato equilibrata sino a quando un lampo squarcia il cielo di un’ancora tiepida serata romana. Le stimmate di un campione vero, il di lì a poco pallone d’oro: George Weah.
Il Re Leone: George Weah
Lancio di Simone per il Liberiano, tra lui e la porta c’è il solido ed esperto Aldair ma King George lo salta con un gioco di prestigio segnando il gol del vantaggio proprio sotto il nostro settore.
Seba Rossi disinnesca Branca nell’ultimo assalto giallorosso ed è game over.
I tre punti volano a Milano in seguito a una vittoria davvero da grande squadra.
L’attesa prima di poter lasciare lo stadio, come al solito, si rivela molto lunga. È infatti già passata la mezzanotte ma nell’Olimpico, suggestivamente deserto, si alza, possente, per l’ennesima volta nella serata un coro che diventerà iconicamente rappresentativo della stagione in corso e di quelle successive:
“Siam venuti sin qua, siam venuti sin qua..
Per vedere segnare Weah..”
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