Il nostro speciale pallone oggi non rotola.
Non rotola semplicemente perché il Sassuolo è privo di tradizione sportiva e rappresenta appieno l’espressione di quel calcio moderno che tante Curve da anni combattono con forza.
Curva Sud: Stagione 2005-2006
Nella storia del campionato italiano vi sono state “piccole” squadre che sporadicamente si affacciavano in serie A ma erano pur sempre espressioni di realtà locali con una tifoseria e un’identità propria. Forse solo il Chievo, che ha passato la maggior parte degli ultimi venti anni nella massima serie, può avvicinarsi al Sassuolo di oggi. Invero gli stessi Clivensi rappresentano pur sempre un quartiere di Verona e giocano nello stadio della propria città, mantenendo uno stretto legame con il territorio. I Neroverdi sono invece solo una “proprietà” del gruppo Mapei che ha acquistato i diritti sportivi della società di un piccolo paese della provincia di Modena. Con il denaro del defunto patron Squinzi (tra l’altro tifoso milanista) e l’innegabile competenza dei professionisti ingaggiati (lo si deve ammettere), il Sassuolo è diventata ora un’importante presenza nel calcio italiano. Si tratta però di una squadra che gioca stabilmente a Reggio Emilia, nel Mapei Stadium (ovviamente) e con una tifoseria di fatto inesistente.
Certo in questo contesto il politicamente corretto non verrà mai infranto, non vi sono ultras che possano rendersi responsabili di comportamenti censurabili e chi vede il calcio sempre più come un prodotto televisivo ne esce vincente. Il Sassuolo, insomma, come un modello virtuoso da imitare.
La degenerazione estrema di questo fenomeno ha il suo più fulgido esempio in serie C (come mi piace nostalgicamente chiamare la Lega Pro) dove insieme a Bari, Catania e Palermo troviamo il Giana Erminio, una squadra che prende addirittura il nome dal presidente di turno.
Stendardo rossonero contro il calcio moderno
Il mondo ovviamente si evolve e il periodo che stiamo attualmente vivendo è il naturale portato della rete globale. Parimenti il calcio è diventato a tutti gli effetti un business, lo si comprende, con squadre storiche purtroppo in mano a impersonali fondi d’investimento e perdendo ogni giorno di più ogni aspetto di romanticismo.
Come si può però più non rimpiangere quando tutte le partite si giocavano la domenica pomeriggio, le trasferte in campi con la segatura davanti alle porte come il Partenio di Avellino o presidenti quali Costantino Rozzi e Romeo Anconetani?
No, il nostro pallone oggi non può proprio rotolare.
NO AL CALCIO MODERNO
Comments