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  • Giallo_585

#savethedate

di Donato


23 Maggio, non proprio un giorno qualunque per chi, come noi, ha la fortuna di tifare Milan. Un giorno impresso nella memoria di tutto l’universo rossonero, che accomuna grandi e piccini e lega tra loro tre generazioni. Con ben quattro trofei sollevati al cielo, il 23 Maggio è infatti il giorno più vincente della gloriosa storia di questo club. Ripercorriamoli in ordine cronologico.


· 23 Maggio 1968, Rotterdam, Finale Coppa delle Coppe, Milan-Amburgo 2-0: l’epilogo di una stagione trionfale per il Milan. Bastano 17 minuti per liquidare la pratica Amburgo con una doppietta dello svedese Hamrin, il quale rinsalda una volta di più il legame di successo esistente tra la Svezia e il Milan. E’ un trofeo meritato quello dei rossoneri, che battono lo Standard Liegi nello spareggio dei quarti ed eliminano in semifinale i campioni uscenti del Bayen Monaco. La stagione porta in dote anche lo scudetto numero 9 ottenuto con quattro giornate di anticipo, sul quale c’è il marchio indelebile di Rivera e del capocannoniere del torneo Pierino Prati. E’ un Milan forte, maturo, che pone le basi per la conquista della seconda Coppa dei Campioni, trofeo che arriverà l’anno successivo nella memorabile notte di Madrid.


· 23 Maggio 1990, Vienna, Finale Coppa dei Campioni, Milan-Benfica 1-0:

è il Milan degli Immortali, che porta tre giocatori nei primi tre posti della graduatoria del Pallone d’Oro e bissa la vittoria dell’anno precedente in uno storico back-to-back. Non una gara spumeggiante come quella di Barcellona 89, il Milan non ci arriva con la stessa spensieratezza. I fattacci di Verona del 22 Aprile, che fanno seguito al controverso episodio della monetina su Alemao, sono una ferita ancora aperta, eventi che il Milan ha pagato caro con la debacle in campionato e la sconfitta in Coppa Italia del 25 Aprile. La finale di Vienna è una partita che si gioca sulla concentrazione, sui nervi, sporcandosi le mani con la sciabola e mettendo da parte il fioretto. La risolve con un inserimento dei suoi un campione straordinario, a nostro parere mai troppo celebrato: Frank Rijkaard. Piccola curiosità: come nel 1968, il Milan incontra ed elimina il Bayern Monaco in semifinale, questa volta ai supplementari dopo aver sbagliato un quantità industriale di gol nei tempi regolamentari.


· 23 Maggio 1999, Perugia, ultima giornata di Serie A, Perugia-Milan 1-2:

la vittoria più inaspettata delle quattro, a suggello di un finale di stagione al cardiopalma. Indimenticabili gli ultimi due mesi, nei quali Zaccheroni rinnega il dogmatico 343 per passare al più funzionale 3412, liberando così l’estro di un ispiratissimo Boban. Sette vittorie consecutive che valgono il sorpasso sulla più quotata Lazio, passando dalla rimonta interna contro il Parma alla goleada di Udine, dal gol di Ganz all’ultimo respiro di Milan-Samp alla doppietta di Weah in casa della Juve. Fino a quel pomeriggio soleggiato di Perugia. 0-2 alla mezz’ora cui segue il rigore del 1-2 di Nakata. Succede poco fino all’80’, quando il giovane Abbiati decide di regalare ai posteri la cartolina-scudetto deviando in angolo un gran tiro di Bucchi. È lo scudetto numero 16.



23 Maggio 2007, Atene, Finale Champions League, Milan-Liverpool 2-1: il canto del cigno del Milan di Berlusconi, l’ultimo squillo europeo di una società che per venti anni è stata un modello da imitare per tutti. Ma anche la rivincita contro i Reds, a soli due anni di distanza dalla sconfitta più incredibile di sempre in quel di Istanbul. Stagione epica quella che si conclude ad Atene. In piena bufera Calciopoli, molti giocatori giocano i preliminari di Champions con pochissimi allenamenti nelle gambe. E poi c’è il ritiro invernale di Malta con i suoi mille aneddoti, nel quale il gruppo si cementa. Non è il Milan spumeggiante del triennio 2003-05, il posto di Shevchenko nell’undici titolare è stato sostanzialmente preso da Ambrosini. Il centrocampo a 3 è più impermeabile, lo stato di grazia di Seedorf e quell’ira di Dio di Kakà sono sufficienti a spazzare via Celtic, Bayern Monaco (ancora) e Manchester Utd. La “partita perfetta” di San Siro, con i tre gol rifilati ai Red Devils, rappresenta l’apoteosi rossonera nella competizione. La finale di Atene, come noto, porta invece la firma di Superpippo Inzaghi, l’uomo della provvidenza. Coppa dal sapore crepuscolare per i tifosi rossoneri, i quali si augurano di rivedere presto il club ai fasti di un tempo. Perché un club che in alcuni giorni di Maggio può vantare anniversari di due, tre, quattro vittorie, tante delle quali europee, non ha l’anonimato nel proprio DNA ma la grandezza.

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