E’ il 7 Gennaio 2001 ed è in scena la finale della Copa Rio-Sao Paulo.
Si gioca San Paolo contro Botafogo.
Il San Paolo è in netta difficoltà così al 14’ del secondo tempo Oswaldo Alvarez, l’allenatore della squadra paulista,mette in campo una riserva delle giovanili fino a quel momento sconosciuta al posto di Fabiano, titolare fisso della compagine biancorossa.
Dalle gradinate e dalla tribuna stampa si solleva un grido: “Incredibile! Alvarez è un pazzo, mette in campo un bambino”
Quello stesso giorno, il giovanotto sconosciuto, segna una doppietta in due minuti regalando di fatto la coppa al San Paolo e lasciando uno stadio intero senza parole ma con una certezza indelebile: è successo qualcosa di magico.
“Tutti mi davano del pazzo, ma nessuno o quasi era a conoscenza del fatto che tornava da un bruttissimo incidente che ha rischiato di lasciarlo paralizzato, invece io lo sapevo che era un fenomeno” queste sono le parole del suo allenatore al termine della partita.
Parole importanti, parole che non si spendono per tutti, sopratutto quando il destinatario di tale elogio ha 18 anni. Non a caso quello stesso anno termina la stagione con 27 partite all’attivo e 12 gol risultando il secondo miglior marcatore della squadra ed entra di prepotenza nella lista dei 100 migliori giocatori sudamericani stilata da Don Balón, collezionando con i paulisti 59 partite e 23 reti in un’anno e mezzo.
Roba da fantascienza.
I grandi club europei mettono gli occhi su di lui ma complice il suo fisico, considerato troppo fragile per il calcio europeo, nessuno sembra voler affondare definitavemente per un acquisto fino a quando Leonardo,suo vecchio compagno di squadra al San Paolo, divenuto dirigente del Milan porta l’offerta giusta: 8,5 milioni di euro.
E’ il 15 agosto 2003 quando il “bambino delle giovanili”approda a Milano, arriva nel silenzio generale, facendo poco clamore e attirando ancor meno curiosità.
Lo stesso Ancelotti durante un’intervista ammette che la sua conoscenza del ragazzo si limita a qualche filmato proveniente dal Brasile e addirittura la prima volta che lo vede arrivare a Milanello con la sua faccia pulita da bravo ragazzo e gli occhialini da Clark Kent, scherzando con Braida e Leonardo gli chiede: “Chi mi avete portato un ragazzo venuto qui a fare l’Erasmus?”.
Ma arriva il momento in cui, come per tutti i supereroi che si rispettino, ci si sveste dai panni dell’uomo per trasformarsi in un simbolo; per il ragazzo era arrivato il momento di trasformarsi in Kaká.
E per lui, quel momento è quando indossa la maglia e i pantaloncini dentro un campo da calcio.
Inizia l’allenamento e Gattuso cerca di fargli capire che questa è l’Europa e che il calcio italiano è un’altra cosa: spallata decisa al piccolo brasiliano che non perde palla, lo dribbla con un tunnel, fa un cross millimetrico da 40 metri per Shevchenko e lo manda in porta; bastano letteralmente 30 secondi di allenamento e tutta Milanello è ai suoi piedi.
Al primo anno con lui in campo è titolo nazionale: siamo campioni d’Italia. Inizia la magia.
La sua incredibile classe gli vale il soprannome di smoking bianco: “Perchè nulla ha maggior classe di uno smoking, specie se di colore bianco” come dice il personaggio diJames Bond in uno dei suoi innumerevoli film.
Ma è nell’anno seguente che questo “nuovo abito” cambiò il Milan e il calcio mondiale poichè, sebbene per noi milanisti la stagione 2004/2005 è considerata una stagione maledetta a causa della finale di Istanbul persa contro il Liverpool, è proprio in questa stagione che “Smoking Bianco” vestirà i panni del supereroe prendendosi tutto il peso della trequarti sulle spalle e cambiando di fatto la concezione del trequartista esisitita fino a quel momento.
Palla al piede è sempre e comunque più veloce dell’uomo che lo rincorre senza palla, una cosa che fino a quel momento non si era mai vista su un campo da calcio. I suoi strappi in velocità ricordano un centometrista ma sono i suoi passaggi filtranti in verticale ad elevarlo tra i più forti del suo ruolo a livello mondiale.
E’ la sera del 24 aprile 2007 che “Smoking Bianco” decide che essere un supereroe e avere un bell’abito non gli basta più, perchè proprio quella sera diventerà una leggenda ed entrerà per sempre come stella nel firmamento del mondo del calcio.
C’è la semifinale di Champions League contro il Manchester United di Giggs, Rooney e Ronaldo in uno stadio che conosce già molto bene cosa significhi essere la casa del diavolo e che è nella storia del Milan. Lo United è forte. Ronaldo è devastante, ma Kakà di più.
La sfida si accende subito al 5’ dopo che un pasticcio in area di Dida regala il tap in facile a Cristiano Ronaldo, 1 a 0 per loro.
Ed è in quell’istante l’Old Trafford con le sue luci, diventa il teatro perfetto per l’ascesa al trono degli Dei del nostro Ricky. Proprio al minuto 22, come il suo numero di maglia,il Milan pareggia grazie ad lancio di Seedorf sul quale il brasiliano si fionda alla velocità della luce bruciando Heinze e battendo con un diagonale millimetrico Van Der Saar. Gol da applausi.
Ma è al 37’ che si compie il destino. Dida lancia una pallaalta, è leggermente lunga, Ricky lo sa, ma quella non è una serata per gli uomini, è una serata dedicata a chi è oltrel’essere semplicemente umano. Fletcher tenta di fermarlo in anticipo con la spalla mentre il pallone è ancora in alto nell’aria, contemporaneamente arriva Heinze alla sua destra. E’ chiaro che gli dei del calcio non vogliono concedergli facilmente il trono.
Ed è proprio in quel momento che il loro fallimento si compie: Kakà supera Fletcher sfiorando il pallone di testa, la palla va a terra ma l’argentino è troppo vicino, così col suo piede destro disegna un pallonetto a rientrare maHeinze non lo molla e ora anche Evra sta arrivando alla sua destra a tuttà velocità per bloccarlo. Il tempo ora si è fermato e guardando la palla capisce che l’unico modo perarrivare prima di loro e continuare la scalata al trono è colpire ancora di testa il pallone. Ce la fa. Evra con un colpo da Karate, destinato a Smoking bianco, abbatte Heinze. Ora è lì, da solo davanti a Van Der Saar, ad un passo dalla gloria eterna.
Ma la classe lo contraddistingue sempre, anche quando ha messo in ridicolo l’alleanza tra Diavoli e Dei del calcio. Non tira di forza, piazza il pallone alla sinistra del portiere come a voler dimostrare che l’ascesa al trono degli Deiquella sera per lui non è una cosa difficoltosa. La violenza lasciamola agli umani.
Se chiedete a un qualunque tifoso del Milan quale sia il gol più bello della storia del Milan in Champions League le risposte possono essere solo due: Van Basten contro il Göteborg o Kakà contro il Manchester United.
Ma si sa...i Diavoli non mollano mai, e quella sera mentre lui si eleva a Dio, il Milan perde 3 a 2. A pochi millimetri dal traguardo Rooney e compagni vanno in soccorso degli Dei e lo riportano sulla terra ricordandogli che puoi anche essere il migliore, ma da solo non si vince.
Al ritorno serve una prestazione perfetta. Perchè un conto è assaggiare per pochi minuti il trono dell’Olimpo, un conto è possederlo per l’eternità... e inesorabilmente, quel giorno arriva.
E’ il 2 maggio 2007, sono le 20:45, comincia la partita e inizia un fortissimo temporale con tuoni e lampi.
Per noi tifosi è il segno che anche il tempo sta cercando di intimidirlo e dissuaderlo dal prendere il suo trono, ma San Siro è la cornice ideale per le imprese e infatti dopo solo 11 minuti con un gol in diagonale forte e teso su uno splendido assist di testa di Seedorf, siamo in vantaggio.
La pioggia scende incessante sul campo di gioco, ed è esattamente in quel momento, mentre Ricky alza le braccia al cielo come al suo solito per esultare, che ci rendiamo conto che la pioggia che cade violentissima in quel momento non è un segno di sventura che il destino ci vuole riservare, quelle in realtà sono le lacrime degli Dei. Finalmente anche loro hanno abdicato.
Da li in poi comincia quella che viene ricordata da tutti come “la partita perfetta”un 3 a 0 che ci porta ad Atene e a diventare campioni d’Europa. A mio avviso, la miglior partita della storia recente del Milan.
Arriva poi il 7 Dicembre 2007. Milan contro Celtic.
Ricordo il freddo, l’attesa, l’emozione dipinta negli occhi di tutti quelli che mi erano seduti accanto in uno stadio gremito. Quel pallone d’oro alzato al cielo in quella gelida notte a Milano è stato il momento in cui eri tornato con il premio per chi, diventato Dio, ha sconfitto gli Dei.
Buon compleanno “Smoking Bianco”
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