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Immagine del redattoreSimone Fattori Zini

SOLITI PROBLEMI, NUOVE SPERANZE

Aggiornamento: 28 giu 2020


Rabbia. Questo è il sentimento che provano i tifosi milanisti oggi, venerdì 27 settembre, post gara Torino Milan. L’incredibile sconfitta maturata in 4 minuti contro i granata è difficile da digerire, analizzare, commentare. Ci proveremo ugualmente.

Il mercato estivo 2019/2020 è sceso nella sua quasi totalità in campo. Theo Hernandez al posto di Ricardo Rodriguez, Ismael Bennacer rimpiazza Lucas Biglia e Rafael Leao gioca la sua seconda partita consecutiva da titolare, dopo essere stato uno dei migliori (se non il migliore, insieme a Gigio Donnarumma) nel derby di pochi giorni fa. Ci si aspettava qualche cambiamento in termini di formazione e uomini da parte di Giampaolo, soprattutto dopo un filotto di partite dal quale il Milan sarebbe dovuto uscire sicuramente più convinto e con qualche punto in più.

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Ed effettivamente qualcosa è cambiato. Un primo tempo “sontuoso” rispetto alle precedenti uscite in campionato. Il gioco gira veloce, c’è movimento senza palla, i giocatori si buttano negli spazi. Si creano occasioni, tiri da fuori area, punizioni. Il Milan, oggettivamente, è stato in controllo del gioco per tutto il primo tempo. Va anche in vantaggio su rigore, grazie a Piatek, dopo che Leao cade a terra in area in seguito ad un contrasto aereo con due difensori del Torino. Insomma, tutti i presupposti per godersi, finalmente, una serata positiva. Idee, energia, chiarezza di intenti, questo è quello che i tifosi percepiscono da dietro lo schermo. Manca cinismo, eppure la partita sembra in discesa. I goal arriveranno.

Invece… invece ha vinto il Torino. E voi direte: “Com’è possibile? Azioni, idee, gioco, rigore..”. Già.

Nel secondo tempo, diciamo dopo il 55’, la partita è cambiata. I fantasmi del passato sono tornati. Paura e insicurezza hanno iniziato a serpeggiare tra le file rossonere. Ciò che abbiamo abbondantemente trattato nello scorso articolo post derby, diventa nuovamente attuale: mancanza di mentalità vincente, di personalità. Di “huevos”, per dirla alla Cholo Simeone.

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Il Torino nel secondo tempo attua le sue contromosse: aumenta la pressione, sistema meglio il centrocampo in favore di una strategia di riconquista palla feroce e ripartenze, Belotti e Zaza giocano sui centrali difensivi avversari a turno. Insomma, il pressing dei granata si fa sempre più intenso. Da qui ci aspetteremmo che il Milan, da buona squadra di Giampaolo, tenga il pallone tra i piedi, faccia correre a vuoto l’avversario e lo “finisca” con il goal del 2-0 prima possibile. Che la difesa stia alta ma accorta nelle marcature preventive, che il possesso palla milanista faccia la voce grossa. Niente di tutto questo. La squadra rossonera si ritrae, contratta, 10 metri più indietro rispetto a qualche minuto prima, fatto probabilmente dovuto anche all’uscita dal campo di Bennacer e Leao. I passaggi cominciano a non essere più precisi, cresce l’apprensione. Da un recupero palla (universalmente riconosciuto come falloso, per quanto serva precisarlo) e un lancio lungo, palla goal per Belotti. Che non sbaglia, complice Donnarumma, battuto sul suo palo da un tiro sì forte, ma non angolatissimo. Pareggio. Dopo una buona ora di gioco, in totale controllo della partita, senza però raddoppiare e chiuderla, ora vige nuovamente l’equilibrio del primo minuto. Da qui in poi le cose possono sostanzialmente andare in due modi: reazione del Milan, Toro schiacciato. Oppure granata rinvigoriti dal goal, Milan alle corde, ko tecnico. Ci sarebbe piaciuto molto si fosse concretizzata la prima delle due situazioni, ma il copione della tragedia era già scritto.

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Incertezza di Calabria prima e Musacchio poi, Belotti colpisce malissimo un pallone al limite dell’area piccola, palla che si impenna quel poco che basta per permettergli di coordinarsi e, dopo una rovesciata, far terminare la palla in rete. Indisturbato. Torino Milan 2-1. In 4 minuti, perché la sua personale doppietta il Gallo la segna al minuto ’72 e ’76. 240 secondi utili al Milan per gettare al vento le sicurezze del primo tempo e per lanciare i granata in paradiso. Di nuovo, la personalità, la mentalità e la voglia di vincere vengono totalmente sopraffatte dalla paura e dall’indecisione. Per completare il quadro fatalista, ci si mette anche la sfortuna, che impedisce a Kessié prima (errore da matita rossa il suo) e, all’ultimo secondo utile, a Piatek, di raddrizzare, almeno parzialmente, la gara con il goal del pareggio. Tiro dell’ivoriano da 0 metri direttamente in secondo anello e miracolo di Sirigu sul colpo di testa ravvicinato dell’attaccante polacco. Fischio finale.

Il Milan torna da Torino con 0 punti, un buon primo tempo giocato su ritmi alti e interessanti trame di gioco, i nuovi inseriti molto bene nello scacchiere tattico. Allo stesso modo però, si porta dietro un solo goal segnato su azione da inizio campionato, 5 goal subiti, molto da lavorare e sempre, comunque ed inequivocabilmente, i soliti problemi di personalità.

Per una questione di inguaribile ottimismo, ci sentiamo di guardare il bicchiere mezzo pieno. Anche perché per sottolineare il mezzo vuoto ci vuole poco, basta guardare il risultato di ieri sera. Sicuramente Fiorentina e Genoa saranno le due partite spartiacque del futuro della nostra stagione, difficile credere nel contrario. E i viola non sono il migliore degli avversari da affrontare in questo momento. Ma forse, pensandoci bene, non esiste un avversario giusto, quando il vero problema è tuo, ed è quello di diventare grande. Una volta per tutte.


Simone Fattori Zini

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