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Immagine del redattoreJonata Angioli

Stile Zlatan

Di Jonata Angioli





29 agosto 2010. Sul prato di San Siro, prima del calcio d’inizio di Milan – Lecce, prima partita del campionato 2010/2011, un lungo tappeto rosso è steso sul prato e l’entusiasmo tra i tifosi  è alle stelle. Dal tunnel compare la sagoma di Zlatan Ibrahimovic, super campione svedese appena acquistato da Adriano Galliani (l’allora AD del Milan) grandissimo mago con un operazione fenomenale.

Zlatan promette: “oh ricordati, sono venuto per vincere… quest’anno vinceremo tutto!”.

Il Milan è reduce da una stagione sorprendente con l’ex Dirigente Leonardo in panchina come allenatore, capace di produrre il 4-2-fantasia divertente e con un memorabile 3-2 in Champions League al Santiago Bernabeu di Madrid contro il Real.

A fine stagione un fatto curioso: il pubblico di San Siro salutò Leonardo (ha rotto con Silvio Berlusconi) schierandosi chiaramente dalla parte del brasiliano e criticando contestualmente il “Presidente assente” – pochi mesi dopo il grande Silvio capovolge la situazione a proprio favore ingaggiando quello che probabilmente è stato il centravanti più forte della Serie A in quegli anni, l’uomo degli Scudetti, Zlatan... Leonardo poi decide di accettare l’offerta dell’Inter e va ad allenare i nerazzurri proprio durante le feste natalizie (sgarro che la maggior parte dei tifosi rossoneri non perdonerà mai a Leo). 

Ibra è quel centravanti capace di fare reparto da solo come si usa dire – la sua stazza fisica, le lunghe leve, gli permettono di agganciare palloni lontani o altissimi, e farlo sempre in anticipo sul difensore.

Impossibile fermarlo nemmeno fisicamente e provare ad abbatterlo è sconsigliato (vero Materazzi?), impossibile portar via la palla quando è tra i suoi piedi.

Il Milan ha sofferto per anni sui calci da fermo in fase difensiva: l’arrivo di Zlatan ha messo un pilone sul primo palo nei calci d’angolo avversari, e questo basta per farci stare tranquillissimi perché la palla non lo scavalca mai…

In attacco regala giocate di assoluto dominio segnando in ogni modo: di forza, tecnica, destro o sinistro non fa differenza e colpisce anche di testa in maniera efficace, con frustate che nemmeno coi piedi, come al San Paolo contro il Napoli nella sua prima stagione rossonera (vittoria 2-1 per noi)… segna da centrocampo come contro il Lecce, insomma uno spettacolo.

Torniamo ad Adriano Galliani e all’operazione di mercato Ibra, tra le migliori di sempre.

Anno 2009: Ibrahimovic in rotta con l’Inter va al Barcellona, per una valutazione complessiva di 70 milioni di euro (si dice circa 40/50 cash più Eto’o all’Inter) - Pep Guardiola decide che Zlatan è il suo centravanti.

La stagione va male, Ibra rompe anche con Pep Guardiola quando il tecnico catalano, messo spalle al muro dalla star della squadra Leo Messi, lo esclude sostanzialmente dal progetto.

Galliani, che è un super dirigente con rapporti meravigliosi col Barcellona e col procuratore Mino Raiola, fiuta l’affare: settimane di telenovela 99% Ibra non arriva, noi tutti aggrappati a quell’1%, fino al 28 agosto, quando arriva una sensazionale fumata bianca: 24 milioni di euro al Barcellona (VENTIQUATTRO!!) da pagare in 3 comode rate a cominciare dalla seconda stagione! Operazione cla – mo – ro – sa!!!

Assieme a Zlatan, in quella sessione di mercato, arriva il funambolo brasiliano Robinho - la premiata ditta Galliani & Preziosi porta, in comproprietà col Genoa ma in maglia rossonera, una delle sorprese del Mondiale 2010, Kevin Prince Boateng (che avrà un impatto esplosivo ed inaspettato sulla squadra), in panchina Massimiliano Allegri alla prima grande panchina della carriera… la squadra decolla.

Dall’altra sponda del Naviglio l’Inter sembra appagata dopo la stagione del Triplete e l’addio di Mourinho, il Milan (vince il derby di andata con rete di……. Zlatan Ibrahimovic) ci crede e si prende la testa della classifica (vinceremo anche il derby di ritorno, senza IZ ma con Leonardo sulla panchina dell’Inter con un pesantissimo 3-0).

Ibra, con la sua personalità, è un riferimento per la squadra - ma Pato, Robinho e Boateng lo supportano alla grande, a Parma segna un gol meraviglioso Andrea Pirlo (mai ben visto da Allegri che gli preferisce i muscoli di Van Bommel, rossonero nel mercato di gennaio), Clarence Seedorf fa giocate incredibili, la difesa è blindata da Nesta e Thiago Silva – a gennaio arriva anche Antonio Cassano che fa in tempo a griffare lo Scudetto del Milan con alcune reti e assist importanti.

È la prima stagione del gigante svedese ed è Scudetto Milan.

28 presenze – 14 gol – 12 assist (!) – ben 2 espulsioni vero tallone d’achille del nostro IZ.

Il secondo anno inizia sotto la buona stella: a Pechino vinciamo la Supercoppa Italiana ribaltando l’Inter 2-1 con reti proprio di Zlatan e poi di Boateng.

La squadra nonostante la perdita di Andrea Pirlo (poco impiegato l’anno precedente anche a causa di problemi fisici) – viene notevolmente potenziata con Mexes a parametro zero a garantire esperienza e qualità in difesa come riserva extra lusso, poi Aquilani e Nocerino (che grazie alle sponde di Ibra sarà Nocerinho) a centrocampo, e infine ultimo non per importanza un giovanissimo talento reduce da una stagione in Serie B molto promettente: Stephan El-Shaarawy.

A gennaio arriva dall’Inter il centrocampista Sullay Muntari, che farà parlare di sé legando per sempre il proprio nome alla storia del Milan, della Serie A e… della Juventus!

Non è il Milan della stagione precedente: il campionato inizia con 2 vittorie, 2 pareggi, 2 sconfitte (a Napoli 1-3 e a Torino contro la Juventus 0-2) nelle prime 6 partite, nonostante ciò la squadra riesce ad inanellare una striscia di risultati positivi che la porta allo scontro diretto contro la Juventus a San Siro al primo posto. Ibrahimovic rispetto alla prima stagione è obbligato ad essere più bomber e trascina la squadra come solo lui può fare in quegli anni.

Scontro diretto Milan-Juventus a San Siro Milano: siamo sull’1-0 per il Milan pardone del campo e traversa di Van Bommel poi… all’improvviso un gol fantasma di Muntari fa calare il Milan, privato ingiustamente del 2-0 e delle proprie certezze. Fra mille polemiche il risultato finale sarà 1-1, pareggio che sancisce probabilmente un crollo mentale che porterà lo Scudetto agli odiati rivali della Juventus.

A gennaio salta l’acquisto già ultimato di Carlitos Tevez, perché Silvio Berlusconi blocca la contestuale cessione di Alexandre Pato (in difficoltà fisica a quei tempi, e fidanzato di Barbara Berlusconi, figlia del Presidente).

Ibrahimovic chiude la stagione con ben 28 reti e 8 assist in 32 partite di Serie A.

Oltre allo Scudetto una deludente eliminazione in Champions League per mano del fortissimo Barcellona, l’eliminazione in Coppa Italia ancora per mano della Juventus portano la società a fare scelte rivoluzionarie in estate.

Dopo due stagioni, 95 partite condite da 60 reti e ben 25 assist tra tutte le competizioni, Zlatan viene ceduto assieme a Thiago Silva al PSG, sacrificati in nome del bilancio, una follia.

Possiamo dire che in quei due anni il Milan abbia raccolto le briciole se rapportiamo il potenziale della squadra, incapace di prendersi di forza il secondo Scudetto consecutivo, che nonostante l’evidente torto subito in occasione del gol fantasma di Muntari (gol che resterà per sempre come simbolo e macchia di quello Scudetto, l’ennesimo Scudetto della Juventus macchiato da episodi inspiegabili a favore dei bianconeri), era alla portata del nostro amato Milan. 

Al PSG Zlatan segnerà 156 reti e distribuirà 60 assist in 180 partite, dimostrando ancora una volta ce ne fosse bisogno quanto possa determinante nell’economia di una squadra.

In carriera, tra Ajax, Juventus, Internazionale, Los Angeles Galaxy, Manchester United, PSG e Milan totalizza 751 presenze, 460 reti, 179 assist.

Ibra dichiara più volte che è stato ceduto dal Milan, che lui non voleva lasciare, è deluso e arrabbiato, un po’ perché a Milano stava veramente bene, un po’ perché per la prima ed unica volta in carriera non è stato lui padrone del proprio destino.

L’amore per il Milan è ricambiato dalla tifoseria, che vede in lui movenze che ricordano il più forte calciatore rossonero del secolo scorso: Marco Van Basten.

Per la gioia dei tifosi tutti, torna ad indossare la maglia rossonera nel gennaio 2020, risollevando letteralmente la squadra, reduce da uno storico ed umiliante  0-5 a Bergamo in campionato. IZ is Back, e questo è sufficiente a dare sicurezza a tutto il gruppo.

Una rete meravigliosa a Firenze annullata inspiegabilmente (anche se un cavillo regolamentare porta tutti gli esperti a dare ragione all’arbitro) ci regala uno sprazzo di classe, genio, forza ed esplosività degna del giovane IZ.

Il Covid19 incombe come pandemia mondiale, anche il calcio si ferma…

Sarà l’ultimo capitolo dell’Ibra calciatore in maglia rossonera?

Be happy my friends!

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