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SuperLega – La mancata rivoluzione che ha messo a nudo il sistema calcio

di Simone Fattori Zini



Vi sono piaciute le 48 ore più controverse della storia del calcio? 12 tra le squadre più importanti del mondo emanano una serie di comunicati ufficiali durante la notte tra domenica e lunedì, annunciando di fatto l’istituzione della tanto chiacchierata Super League.


Milan, Inter, Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid, Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester City, Manchester United e Tottenham, decidono quindi di far saltare il banco con la UEFA e rivendicare il proprio peso rispetto al fatturato europeo del mondo calcistico.


Nuove regole, un sistema quasi “impermeabile” dove, su 20 posti disponibili, solo 5 sono a disposizione di squadre al di fuori del gruppo delle fondatrici e molte più partite giocate rispetto alla Champions League. Insomma, rivoluzione sotto tutti i punti di vista e una forzatura verso l’organo istituzionale di Nyon.


Il tifo si divide in due parti,totalmente in disequilibrio tra loro. Infatti, il rigetto verso il cambiamento vince di gran lunga sul desiderio di novità e nuovo allineamento di club come Milan, Inter e Juventus che, negli ultimi anni, almeno a livello europeo non sono riuscite ad imporsi.


Tra i pochi sostenitori del nuovo progetto, serpeggia principalmente l’idea che, dati i premi decisamente più allettanti della nuova Super Lega, garantiti dal colosso bancario JP Morgan, le squadre italiane si sarebbero arricchite come mai avrebbero potuto continuando il percorso segnato dalla pandemia.


La stampa, le istituzioni e gli organi politici si schierano, come del resto l’opinione pubblica, fortemente in contrapposizione con la novità ventilata principalmente da Andrea Agnelli, presidente della Juventus, e il presidente del Real Madrid Florentino Perez.


Ed è proprio in questo momento che alcuni temi, raramente affrontati nel corso degli ultimi anni, affiorano sulle prime pagine dei giornali italiani: plusvalenze fittizie, situazioni debitorie gravi, mancanza di programmazione e sistema calcio dello Stivale sul punto di collassare su sé stesso.


Stimoli forti comportano reazioni altrettanto importanti, quindi i risvolti di questa faccenda possono davvero essere molteplici ed imprevedibili. Chi si azzarda in pronostici, parla di guerra UEFA – Super League e scommette sul possibile vincitore. Il risultato, a dir la verità, sembra essere abbastanza aleatorio.


La sera successiva alla pubblicazione dei comunicati ufficiali da parte delle società, Florentino Perez si presenta a “El Chiringuito TV”, unica vera e propria presentazione ufficiosa della rivoluzione in atto. Insomma, un progetto da decine di miliardi di euro, presentato in seconda serata in una trasmissione di secondo piano. Curioso.


Nelle successive 24 ore succede di tutto. Ma letteralmente di tutto. Comincia a girare la voce che le squadre inglesi, sotto pressione principalmente di Boris Johnson (Primo Ministro inglese) e di Aleksander Ceferin, presidente dell’UEFA, sarebbero intenzionate a lasciare il progetto Super League.


Tifosi agguerriti per le strade, tweet di giocatori che si professano custodi del “vero calcio, quello appassionato”, politici mutati in opinionisti sportivi che condannano il nuovo progetto. Attaccati da tutti i lati, alcuni dei top team coinvolti nel progetto cominciano a vacillare.


Così, accade proprio ciò che solo 48 ore prima sarebbe stato davvero impronosticabile. Una dopo l’altra, tutte le squadre inglesi si sfilano dalla Super League, uscendo con comunicati ufficiali in sequenza. Alcuni, addirittura, si scusano con i tifosi per aver anche solo pensato di accettare una proposta simile.


Il “rispetto dell’opinione pubblica, della rilevanza dei tifosi e della meritocrazia nel mondo del calcio” sarebbero stati l’ago della bilancia che ha fatto tornare sui propri passi tutti i club di Premier che solamente 48 ore prima avevano aderito al progetto Super Lega. 48. Ore. Prima. Da qui, il progetto viene sospeso nella sua totalità.


Ora, è chiaro a tutti che ci sia qualcosa di strano. Difficile credere che il top management di 12 tra le squadre più influenti ed importanti del mondo, non avesse pronosticato un possibile rigetto da parte della maggior parte dei potenziali stakeholder.


La comunicazione della creazione della Super League è stata affidata solamente ad una comparsata di Florentino Perez in TV in tarda serata, il sito ufficiale creato in poche ore e tutto ciò potrebbe rappresentare una casistica che verrà studiata nelle università come “esempio da non seguire” in termini di lancio di un prodotto.


Possibile che persone di un certo livello, nel calcio da anni e abituate a gestire dei budget ultramilionari, siano stati così sprovveduti? Che non si fossero preparati ad ogni evenienza? Che non si siano affidati ad agenzie esterne per valutare l’impatto di un sistema così rivoluzionario sull’opinione pubblica?


Le risposte sembrano essere ovvie e tendenti al negativo, ovviamente. Il risultato è rappresentato da una colossale pessima figura, che avrà sicuramente dei risvolti negativi, quantomeno per le italiane e le spagnole. Perché le inglesi hanno invece deciso di abdicare così in fretta?


Voci di corridoio spagnole affermerebbero che la UEFA avrebbe promesso ingenti somme di denaro alle top squadre di Premier in cambio di revoca del loro impegno in Super League. Possibile, se non plausibile. Anche se questo vorrebbe dire molte cose riguardo l’istituzione governata da Ceferin. E nessuna positiva.


Morale? Tutti sconfitti, nessuno contento e, soprattutto, il sistema calcio messo a nudo. In queste 48 ore di follia, sono emerse molte delle problematiche che affliggono questo sport da diversi anni e che, solo grazie ad un forte stimolo, sono uscite allo scoperto.


La Super League è nata e morta in due giorni. E, con lei, probabilmente anche la reputazione di diversi personaggi importanti nel mondo del calcio. L’aspetto positivo, però, è che ora tutti ci siamo resi davvero conto di quanto il business abbia superato lo sport. Doppiandolo. E che l’amore per il calcio, professato da tanti addetti ai lavori, forse non esiste più, se non tra i tifosi. Quantomeno, non a queste condizioni.

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