Il nostro speciale pallone rotola oggi a Udine, in quello che allora si chiamava Stadio Friuli.
Siamo nell’aprile del 1999, agli inizi di una delle rimonte più entusiasmanti della ultracentenaria storia rossonera. È tra l’altro un Milan dalla grande impronta friulana visto che proprio dalla squadra udinese sono arrivati l’allenatore Zaccheroni, il bomber Oliver Bierhoff e il il difensore danese Helveg.
Alberto Zaccheroni
La squadra rossonera è reduce da due stagioni disastrose e a nulla sono serviti i ritorni di due grandi del passato come Arrigo Sacchi e Fabio Capello. Ai nastri di partenza si spera dunque di “fare bene” ma nulla più.
L’annata, come prevedibile, è contraddistinta da alti e bassi eppure a sette giornate dalla fine ci ritroviamo sorprendentemente nelle prime posizioni, anche se lontani sette punti dalla capolista Lazio. Il recente scontro diretto nella vigilia di Pasqua aveva poi confermato la superiorità dei biancocelesti e il pareggio strappato all’Olimpico era stato a dir poco avventuroso (basti pensare al conto dei corner: 13 a 0 a favore dei padroni di casa).
Ma proprio quando tutto sembra ormai deciso succede il finimondo.
Alla nostra vittoria con il Parma fanno infatti seguito due inopinate sconfitte laziali. Prima nel derby e poi nell’anticipo casalingo contro una Juventus abbastanza dimessa ma capace di imporsi per tre reti a uno (la papera di Marchegiani su un tiro da fuori area di Henry è quasi comica). Una nostra vittoria a Udine vorrebbe dire portarsi a un punto dalla vetta.
L’impegno però non è certo dei più agevoli visto che la compagine friulana è in lotta per guadagnarsi la qualificazione in Champions League e ha in Marcio Amoroso un terminale offensivo di tutto il rispetto. All’entrata in campo, applausi agli ex di giornata con solo qualche fischio a Bierhoff accusato di avere esultato eccessivamente dopo il gol dell’andata.
La partita, a sorpresa, si rivela più facile del previsto, terminando addirittura in goleada (5-1, con Weah che festeggia il suo centesimo gol in maglia rossonera).
George Weah fa 100
A questa faranno seguito poi altre cinque vittorie, alcune rocambolesche (su tutte il 3-2 alla Samp) per uno scudetto a dir poco inaspettato ma della cui vittoria avremo modo di parlare più approfonditamente in altre occasioni.
Tornando all’incontro di giornata, mi piace qui ricordare un episodio probabilmente non noto ai più.
Durante l’estate successiva sul settimanale Famiglia Cristiana nella rubrica “Colloqui con il Padre”, un anonimo calciatore, dicendosi pentito, confessa di avere alterato il risultato di una partita.
La rubrica su Famiglia Cristiana
Non si sa come ma spunta il nome di Alessandro Calori, difensore dell’Udinese che avrebbe avvantaggiato prima il Milan e poi il Perugia in due incontri del finale di campionato. Il trasferimento di Calori proprio al Perugia getterà altra benzina sul fuoco.
Galliani oltremodo risentito minaccia querele. Calori, in lacrime, giura la sua estraneità ai fatti.
Per quanto riguarda la posizione milanista, ipotizzare che una vittoria con 5 gol segnati sia frutto dell’aiuto di Calori ritengo personalmente che sfiori il ridicolo.
Viene comunque aperta un’inchiesta che si conclude infatti con un non luogo a procedere.
Se la Giustizia degli uomini può essere fallibile, certamente non lo è quella divina e il Dio del calcio emetterà la sua sentenza d’innocenza l’anno dopo.
Sarà infatti Lui, Alessandro Calori, sotto un catartico diluvio universale a segnare il gol scudetto, quello che regala il titolo proprio alla Lazio e condannando la squadra che tradizionalmente incarna il male assoluto, la Juventus Football Club.
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