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VERONA-MILAN 1989-90 - Lo Bello, il Grande Slam e una moneta da 100 Lire

di Fabrizio Perotta


L’effetto nostalgia che le note di “Un’estate italiana” provoca in almeno un paio di generazioni è il sottofondo più indicato per questa storia che si consuma propria alla vigilia di Italia 90.

Mancano due giornate alla fine del campionato e il Milan gioca a Verona una partita decisiva nel testa a testa con il Napoli per la conquista del tricolore.

Quella che scende in campo al Bentegodi è una squadra provata dopo una stagione massacrante. Già al secondo turno di Coppa Campioni l’ostacolo Real Madrid con un ingente dispendio di energie psicofisiche e poi romanzesche qualificazioni (entrambe ai tempi supplementari) contro Malines e Bayern Monaco. Alzata al cielo la Supercoppa europea, voliamo dall’altra parte del mondo, nel paese del Sol Levante, conquistando la Coppa Intercontinentale.

Una serie infinita di vittorie In campionato e la conquista della finale di Coppa Italia fanno parlare i giornalisti di Grande Slam, espressione mutuata dal tennis e dal golf, dove indica la vittoria in tutti i tornei major. Applicata al Milan, vorrebbe dire vincere tutte le cinque competizioni a cui partecipa la squadra rossonera.

‘Nemo propheta in patria’. Se lo strapotere milanista all’estero suscita ammirazione, in Italia invece imperano invidia e risentimento.

In quel di Bergamo un Brasilpiano dei tratti tedeschi, detto per questo Alemao, dopo essere stato innocuamente colpito da una monetina, mette in scena la più vergognosa delle sceneggiate napoletane. Attore coprotagonista è il massaggiatore Carmando ma il “suo buttati a terra” non evita la ignominiosa vittoria a tavolino a favore dei Partenopei. Nell’ambiente rossonero, c’è un concreto timore che il Palazzo per motivi geopolitici voglia lo scudetto a Napoli e la designazione dell’arbitro Lo Bello, di una dinastia tradizionalmente invisa al Milan, ne alimenta i sospetti.

Come costume di quegli anni, viene organizzato un treno speciale che parte stracarico alla volta di Verona. Secondo un vecchio adagio i Veronesi sono tutti matti, certamente lo sono per l’Hellas, vero cuore pulsante della città scaligera, la cui permanenza in A è ora legata a un filo. Un sentimento di vero e proprio odio lega le due tifoserie a partire dal 1973 quando l’inaspettata sconfitta per 5-3 costo’ al Milan lo scudetto della Stella.

L’imponente corteo rossonero lascia la stazione di Porta Nuova e già nel tragitto si verificano i primi scontri con gli ultras di casa. Altri tafferugli scoppiano poi in prossimità dello stadio contro le Forze dell’Ordine.


Incidenti all’ingresso


La Curva Sud al Bentegodi


La cabala avversa della storia, l’odio di una città e l’arbitro Lo Bello. Si gioca contro tutto e contro tutti, eppure dobbiamo vincere.

Il Napoli intanto passeggia a Bologna contro una squadra già in vacanza.

È Marco Simone a segnare la rete del vantaggio su punizione e dopo mesi di assenza, rientra anche Ruud Gullit ma l’inatteso protagonista del secondo tempo veste la giacchetta nera.

Massaro viene atterrato in area dall’ex juventino Favero: Lo Bello ride.

Van Basten viene colpito sempre da Favero in area: Lo Bello ride.

Arrigo Sacchi prortesta: Lo Bello lo espelle.

Nel frattempo lo sconosciuto difensore argentino Sotomayor pareggia di testa e l’incontro diventa una corrida. L’Hellas gioca con un agonismo estremo ma Lui lascia correre.

Fallo di Rijkaard, questa volta fischia, è il secondo cartellino giallo: Lo Bello ride.

C’è una palla alta a centrocampo, Van Basten salta di testa: per Lui è ancora una volta fallo. Marco, esasperato, si sfila la maglia e la getta a terra. Il Fiachietto di Siracusa non aspetta altro e sventola il cartellino rosso in faccia all’Olandese,


La plateale protesta di Van Basten


Tutto è racchiuso nel lancio di quella maglia. Una dichiarazione di resa, il braccio armato del Palazzo ha vinto.

Attacchiamo ancora, in 9 contro 11, con la forza della disperazione, Davide Pellegrini scatta in contropiede, al centro mezza squadra gialloblù è in fuorigioco ma Lui non fischia.

2-1 Hellas.

Il Milan schiuma rabbia e protesta: Lo Bello espelle Costacurta.

Finiamo in 8 e senza allenatore. Lo Bello ha il pallone in mano e ride, ride ancora, ride sempre.

Rabbia: emozione primordiale che rappresenta la più tipica delle reazioni umane di fronte alla frustrazione e all’ingiustizia.

Ed è in preda alla rabbia più ancestrale che La Curva si scatena: tentativi di invasione, vetri in frantumi, aste metalliche scardinate e brandite minacciosamente. Gli incidenti proseguono ancor più violenti all’esterno dello stadio e poi in stazione contro i Veronesi e la Polizia, che non riesce in alcun modo ad arginare una simile furia incontrollabile e vendicatrice.


Rabbia rossonera


Si arriva a Milano quando è quasi la mezzanotte, dopo ore di guerriglia urbana.

Accade spesso che lo sport anticipi la politica. Il ghigno di Lo Bello farà infatti guadagnare molti consensi alla Lega Nord di Umberto Bossi. Come il calcio di Boban a un Poliziotto serbo diverrà il manifesto della guerra in Jugoslavia, Alemao e Lo Bello aiuteranno la Lega ad andare addirittura al governo, ma questa è un’altra storia.

Mentre a Napoli si prepara la festa scudetto, il Milan nel giorno in cui viene inaugurato il terzo anello di San Siro, vede svanire anche l’obiettivo della Coppa Italia contro la Juventus.

La maledizione del Grande Slam, la maledizione della famiglia Lo Bello.

Arriva però a Vienna, la più dolce delle rivincite: Costacurta per Van Basten, giocata superba per Rijkaard e Frankie non sbaglia. Un’azione, tre i protagonisti: gli espulsi del Bentegodi.

È la catarsi.

Milan- Benfica 1-0. Alziamo al cielo la seconda Coppa dei Campioni consecutiva, come le grandi squadre della storia. Il Dio del Calcio impone così la sua giustizia su quella degli uomini.

Ciò che si ha subìto non si può però dimenticare e, a imperitura memoria, così recita un lungo striscione sugli spalti del Prater:

“Napoli vuoi la finale? 800 Lire ti costa in totale”.





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